Non si fa attendere la risposta, in forma di sanzioni economiche, di Unione europea e Stati Uniti nei confronti della Russia, all’indomani del referendum nel quale il 96,77% degli elettori si è pronunciato a favore della secessione dall’Ucraina. Bruxelles ha stilato una lista di 21 persone, politici e militari, di Russia e Crimea alle quali verranno applicate misure restrittive. Mossa simile anche da Washington con la Casa Bianca che ha congelato i beni e applicato sanzioni a 11 personalità russe e ucraine. Tra i nomi colpiti dalle misure americane spicca il vice primo ministro russo Dmitry Rogozin (la più alta carica di Mosca finora colpita), l’ex presidente ucraino Viktor Yanukovic e l’attuale ‘premier’ della Crimea Serghey Aksyonov. Gli Stati Uniti puntano acolpire l’economia di Mosca, rende noto la Casa Bianca. In particolare si aspettano un vantaggio del 3% nel cambio tra il dollaro e il rublo.
Obama: «Ancora possibile soluzione diplomatica»
Nell’annunciare queste misure Barack Obama ha spiegato che gli Stati Uniti sono pronti a adottare sanzioni ancora più dure, ma non ha escluso una soluzione diplomatica alla crisi. Un percorso, ha però spiegato l’inquilino della Casa Bianca, che prevede il ritiro delle forze di Mosca dalla Crimea e l’apertura di un dialogo con Kiev.
Parlamento Crimea vota indipendenza
Ma la tensione in Crimea resta alta. In mattinata il Parlamento locale ha votato formalmente per l’indipendenza ed ha chiesto l’annessione alla Russia. Secondo quanto riferito dal Parlamento, convocato in seduta straordinaria, 88 dei 95 deputati hanno votato a favore della dichiarazione, nella quale si dice anche che le autorità di Crimea hanno ora il pieno controllo delle istituzioni e delle proprietà della penisola. Il Parlamento «ha fatto una proposta alla Federazione russa per ammettere la repubblica di Crimea come nuovo soggetto con lo status di repubblica», si legge in una nota sul sito. Una delegazione parlamentare della Crimea è attesa oggi a Mosca per discutere delle procedure necessarie alla penisola sul mar Nero a diventare parte della federazione russa. Anche Kiev ha deciso una mobilitazione parziale del proprio esercito, comunicando inoltre che i propri militari resteranno in Crimea.
Kiev mobilita il suo esercito
In risposta al risultato del referendum il Parlamento ucraino ha approvato un decreto presidenziale che autorizza la parziale mobilitazione delle truppe e coinvolge 40mila riservisti. Andriy Parubiy, segretario del Consiglio di Difesa e Sicurezza Nazionale, ha spiegato in Parlamento che 20mila riservisti sarannoinquadrati nelle forze armate e il resto all’interno della Guardia Nazionale appena creata. Il ministro della Difesa ucraino Igor Teniukh ha inoltre annunciato che i militari ucraini che si trovano attualmente in Crimea resteranno nella penisola.
Il referendum
Lo spoglio definitivo dei voti ha evidenziato che il 96,77% dei partecipanti al referendum ha votato a favore dell’annessione alla Russia, secondo quanto riferito dalla commissione elettorale. Il ministero della Finanze russo ha detto oggi che Mosca potrebbe offrire un regime fiscale speciale alla Crimea durante il periodo della transizione.