Continua il braccio di ferro tra l’Unione europea e la Grecia

zsipras

Il governo greco ha inviato all’Eurogruppo la richiesta di proroga di sei mesi dei finanziamenti, che scade il 28 febbraio. La richiesta riguarda una proroga dell’intesa sull’assistenza finanziaria, anche se i pagamenti non dovranno essere legati alle attuali condizioni del piano di salvataggio.

Dopo aver verificato che esistono le basi per convocare una riunione straordinaria dell’Eurogruppo, il presidente dell’Eurogruppo Dijsselbloem ha indetto per domani alle 15 un vertice per dare una risposta alla richiesta di Atene.

Continua  dunque il braccio di ferro tra l’Unione europea e la Grecia. Se da una parte Bruxelles non può cedere alle richieste di un governo di estrema sinistra spianando così la strada ai movimenti antieuropeisti, dall’altra il premier Alexis Tsipras non può cedere alle condizioni dell’Europa senza scontentare l’elettorato che lo ha votato per rompere con la Troika.

Dietro allo stallo politico, però, si muove il negoziato tecnico: le istituzioni europee mediano e i funzionari del governo ellenico hanno pesato ogni parola della proposta che oggi è stata presentata allo scettico Eurogruppo, poco disposto a riunirsi di nuovo dopo i due tentativi andati a male in meno di una settimana.

La distanza tra Atene e Bruxelles non è tanto sui contenuti, quanto sulla fiducia. La Grecia non ha alleati, gioca da sola contro i 18 partner dell’Eurozona tutti convinti che gli impegni e le regole vadano rispettati, e che le ideologie debbano restare fuori dalle sale riunioni europee.

Non siamo disposti a sentire ancora le lezioni di Varoufakis su come si risana un Paese, è lo sfogo di diversi ministri presenti alle ultime riunioni. Nell’ultimo Eurogruppo il greco ha presentato con dovizia di particolari la disastrata situazione umanitaria del suo Paese, cercando di mettere in discussione le certezze di quei colleghi che ritiene in buona parte responsabili del baratro in cui è finita la Grecia. Ma i suoi tentativi non sortiscono effetti. Mancano i numeri, i greci non sanno quello che vogliono, diranno molti dei presenti che promettono di non tornare più a Bruxelles finché il ministro delle Finanze Yanis Varoufakis non abbia una vera proposta, possibilmente coincidente con le richieste dell’Eurogruppo. Quello che hanno sentito, non gli è piaciuto. Aumentare il salario minimo, non toccare le pensioni, frenare sulle privatizzazioni: in molti, Spagna e Portogallo compresi, fanno notare che avrebbero voluto fare le stesse cose, ma non è possibile quando hai un bilancio che non te lo permette. Come potrebbero – argomentano i più duri – lasciar fare alla Grecia ciò che loro non hanno potuto, per giunta con risorse che vengono dagli aiuti, quindi dai loro bilanci? Per trovare una soluzione che vada bene a tutti, bisognerebbe fare uno scatto prima di tutto politico. È per questo che Tsipras vorrebbe un vertice Ue e non un altro Eurogruppo, ma i suoi omologhi non sono d’accordo.

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