C’è un abisso fra l’idea e la realtà.
Conciliare Ideale e Reale per giungere a una conoscenza che superi le incertezze dell’opinione comune e diventi la base dell’educazione di chi è destinato a gestire il potere.
La Giustizia , che l’uomo politico deve fare propria, è laSapienza.
La Sapienza è il principio rivoluzionario a cui il politico deve attenersi per raggiungere il suo obiettivo politico-riformatore: la Sapienza del Giusto che,pur lasciando intatte le leggi dello Stato,può trasformare e rinnovare lo spirito di tutto lo Stato: mettendo a capo Uomini Giusti.
Ma come posso prestare la mia opera allo Stato, che rappresenta per me l’Ignoranza? Rinunciare alla politica per me significa rinunciare alla vita stessa ; e allora ho rinunciato alla carriera politica, ma non alla Politica battendomi per il principio di Giustizia basato sul Sapere, con l’intento di educare alla Politica come Scienza del Sapere.
Per ridurre lo spazio infinito fra Idea e Realtà. In questo percorso servivano amici e compagni fedeli: ma questi si rivelano subito essenzialmente Teoretici e allora lo scrivere per me, da gioco e passatempo divertente, diventa una cosa seria, diretta ad agire su di una vasta cerchia di lettori e allora comincio a viaggiare fra gli uomini e per gli uomini , visitando terre lontane e vicine, osservando e imparando da altre civiltà, da altri uomini e da altre organizzazioni sociali, apprezzandone alcune cose e disprezzandone altre, senza innamorarmi in ogni caso di nessuna: il mio percorso è stato costellato di dubbi e perplessità, nella ricerca di una forma di Stato Ideale.
In un certo momento la rigida divisione in caste e la incrollabile fissità dei costumi, dell’arte e delle leggi, mi sembrarono migliori dell’instancabile mobilità delle Istituzioni occidentali; mi convinsi che gli uomini possono vivere adempiendo ognuno una mansione in una determinata classe senza poter evadere dalla classe stessa e che i mali della democrazia derivavano dalla facoltà che aveva chiunque di uscire dalla sfera della sua competenza per dire una parola in politica, di cui non possedeva nessuna particolare conoscenza.
E così in me si determina il problema della Giustizia. e comincia a manifestarsi la necessità di una riforma dello Stato: in senso di stabilità e divisioni delle funzioni: e il criterio di determinazione delle diverse classi dello stato dovrà essere la conoscenza. Ma questa divisione gerarchica, basata sulla violenza e sul timore, e gli uomini intenti unicamente al lucro, mi portano presto a disprezzare tale forma di Stato e uno strano senso di solitudine intellettuale mi prende e mi sovrasta.
La crisi economica e finanziaria, provocata dalla cosi detta Globalizzazione; la decadenza dei sistemi occidentali, indeboliti da Guerre inutili e dispendiose ; l’onnipotenza di governanti, convinti di poter asservire la stessa Natura generatrice, vengono annientati da eventi naturali che ne mettono in evidenza la loro inferiorità nei confronti della natura e la loro inadeguatezza ai tempi che attraversiamo; la Politica ha perso la sua funzione scientifica di progettualità umana per preparare un futuro alle prossime generazioni e , si è talmente involuta che diventa necessario e urgente porre mano alla cosa e ridare senso alla umanità perduta.
Ecco che in me si fa strada l’idea che diventi necessario riproporre un modello antico di società, che fondi i suoi pilastri nella conoscenza e di conseguenza nella Giustizia: diventa necessario rieducare l’uomo alla Politica, alla conoscenza, alla Giustizia: oggi mi rendo conto che diventa un compito immane, servono uomini maturi col cuore di bambino, che hanno innato il senso della Giustizia e non hanno paura della solitudine in cui si ritroveranno nell ’ elaborare un nuova forma di stato, fondato sulla Giustizia, figlia della Conoscenza, dove ideale e reale si fondono; dove i demagoghi, che continuano a cercare di ingraziarsi il popolo aumentandogli la ricompensa in denaro per i suoi giudizi, dovranno essere banditi dal consesso civile e sociale.