Il Papa la prima volta in Africa

Papa Francesco è arrivato in Kenya per il suo primo viaggio in Africa.«Mungu Abariki Kenya! Che dio benedica il Kenya!», ha scritto su Twitter in lingua locale, prima di atterrare dove è stato accolto da danze tradizionali, balli, canti moderni e tanti costumi colorati.

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«Karibu Kenya», «Benvenuto in Kenya» si legge sui cartelloni con le sue foto, esposte in città. Nel pomeriggio ha già incontrato il presidente Uhuru Kenyatta, le autorità kenyane e il corpo diplomatico. «Il mio popolo si impegna a seguirla umilmente e a pregare – ha detto il presidente nel suo discorso di benvenuto, poi ha continuato-. In Kenya la chiesa è stata per il governo un partner forte per lo sviluppo, economico e sociale, in tutta la storia moderna».

papa kenya 3«Sono grato per la calorosa accoglienza – ha detto Papa francesco  -. Sono ansioso di essere in mezzo a voi. Il Kenya è una nazione giovane e vigorosa, la sua comunità ha ricche diversità». Si è poi rivolto ai giovani: «Mi aspetto di incontrarne molti e di parlare con loro al fine di incoraggiare le loro speranze per il futuro. La gioventù è la risorsa più preziosa per ogni Paese. Investire in loro, offrire loro una mano è il modo migliore per offrire un futuro degno». Infine un accenno al terrorismo («La violenza, il conflitto e il terrorismo si alimentano con la paura, la sfiducia e la disperazione, che nascono dalla povertà e dalla frustrazione»), quindi l’invito a «dimostrare genuina preoccupazione per i più poveri» e la benedizione per tutto il popolo.

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Sono sette i discorsi che il Papa pronuncerà in un giorno e mezzo di permanenza, in inglese, spagnolo e  italiano. I momenti centrali della visita saranno: giovedì l’incontro con i rappresentanti delle chiese cristiane e i leader delle altre religioni, la messa per tutti i fedeli al Campus dell’Università a cui seguirà l’incontro con il clero e con i religiosi e la visita al quartier generale delle Nazioni Unite. Venerdì, invece, il momento dedicato ai giovani, ma prima il Papa incontrerà i poveri residenti di Kangemi, uno degli slum più tristemente noti di Nairobi.

«Sono più preoccupato per le zanzare»
«Vado – ha detto papa Bergoglio – con gioia a trovare i keniani, gli ugandesi e i fratelli della Repubblica Centrafricana. Vi ringrazio per tutto quello che farete perché questo viaggio dia i frutti migliori, siano materiali che spirituali. E così mi piacerebbe salutarvi uno per uno», queste le parole che il Pontefice ha rivolto ai 74 giornalisti di testate internazionali che lo accompagnano nel viaggio. E a un giornalista che gli chiedeva se non fosse nervoso per il rischio di attacchi, il Papa ha risposto con un sorriso: «Sono più preoccupato per le zanzare». Ieri anche padre Lomabardi, direttore della sala stampa vaticana ha provato a rassicurare i fedeli, affermando che «non risultano elementi nuovi di preoccupazione per cui il programma continua ad essere quello previsto. Il Papa spera vivamente di portare il suo messaggio di pace».

La macchina organizzativa per la sicurezza nei tre Paesi può contare su 25.000 agenti di polizia, la maggior parte di loro appartenenti a unità paramilitari, e 3.000 caschi blu. A Nairobi il governo ha dispiegato 10 mila poliziotti supportati da altri 10 mila volontari del Servizio nazionale della Gioventù. Saranno inoltre chiuse al traffico le vie principali della città.

L’airbus A330-200 di Alitalia è decollato ieri mattina alle 8.01 dall’aeroporto di Fiumicino, dove l’attenzione per la sicurezza era altissima. Dopo il Kenya il Pontefice si sposterà a Entebbe (Uganda) il 27 novembre e Bangui (Repubblica Centrafricana) il 29 novembre, la tappa più a rischio. La Repubblica Domenicana è scossa da anni da una guerra civileche ha anche aspetti di guerra religiosa, tra cristiani e musulmani. Non è un caso che proprio a Bangui il papa aprirà la prima porta santa del Giubileo della Misericordia, in anticipo sull’apertura ufficiale l’8 dicembre. Il viaggio apostolico si concluderà il 30 novembre con l’arrivo alle ore 18.45 all’aeroporto di Roma Ciampino.

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