Politica: L’Italia potrebbe cambiare…e invece

berlusconi-Bersani-Monti

Siamo usciti  da quella terribile fase di provvisorietà, che in genere paralizza tutto e produce attese tattiche e rinvii opportunistici, e si è entrati in una fase di incertezze e di instabilità politica. Questo è quello che ci ha portato il verdetto elettorale.

Si sperava nella stabilità. E invece…  ci ritroviamo con un quadro di instabilità, vero nemico dell’Italia, che genererà precarietà, ansia, diffidenza, paura.

Abbiamo bisogno di riforme strutturali profondissime. E dolorose. Il Paese va rivoltato come un calzino. Per farle ci voleva un governo forte, con un buon programma, legittimato dal voto popolare. Perché solo un governo forte e popolare può combattere corporazioni e lobby, abbattere le resistenze corporative, contrastare i poteri forti che da decenni la fanno da padrone e le clientele annidate dappertutto che si sono mangiate tutto, riducendo l’Italia in stato comatoso.

E invece…

E invece ci ritroviamo con un Bersani, che ha vinto perdendo, con un Berlusconi che ha perso vincendo la sua battaglia personale di sopravvivenza, con un Monti che ha perso su tutti i fronti e soprattutto con un Grillo, che ha superato se stesso cavalcando una protesta popolare sacrosanta, ma privo di quei contenuti politici, necessari per rendere utile il suo voto al cambiamento del Paese.

Ci voleva la politica, con la P maiuscola, col suo significato originario di arte e scienza della polis, che sapesse riprendere il primato perduto sull’economia. Era necessario che i valori sostituissero i dilaganti interessi e che la ricerca del bene comune e dell’interesse generale sapesse imporsi alla logica degli interessi privati. Bisognava rilanciare il valore del pubblico, che non è di nessuno, ma di tutti e invece…

Ci vorrebbe un robusto rilancio dell’economia, fiaccata dalla crisi internazionale, ma anche dagli errori della classe dirigente, politica e imprenditoriale. Bisognerebbe rilanciare la crescita e migliorare la produttività per tornare competitivi sui mercati internazionali. Solo così si potrebbe creare lavoro e fiducia nei tanti giovani disoccupati e senza futuro. E invece…

Bisognerebbe ridurre l’insostenibile pressione fiscale, tra le più alte al mondo, che mette in ginocchio gli imprenditori più piccoli e meno protetti. E per farlo bisognerebbe operare sul fronte delle uscite, mettendo mano davvero a un taglio della spesa pubblica clientelare. E invece…

Bisognerebbe dotarsi di una politica industriale, finora assente e di una maggiore cura per l’ambiente, la cultura, la formazione, la digitalizzazione diffusa, asset fondamentali per un Paese come l’Italia ma finora ignorati e  abbandonati a se stessi. E bisognerebbe recuperare spazio per il talento e il merito, oggi compressi e svalutati nel calderone generale. Bisognerebbe infine combattere la corruzione e lo sperpero delle risorse pubbliche e contrastare la malavita organizzata, padrona di fette sempre più ampie di territorio. E invece…

Ma sopratutto non bisognerebbe dimenticare gli anziani, i poveri, i malati, recuperando equità ed equilibrio ad un sistema divenuto perverso e lontano dai bisogni reali delle persone.E invece…

Ci voleva dunque un governo forte e stabile, guidato da un leader stimato, credibile e autorevole, che avesse dietro milioni di italiani intimamente convinti e pronti ad applicare e sostenere la sua ricetta e che potesse avere davanti cinque anni di lavoro, corredati dalla necessaria coesione interna per evitare le implosioni verificatesi in entrambi gli schieramenti negli ultimi governi della cosiddetta seconda repubblica. E invece…

Dei premier propostisi in campagna elettorale il più credibile sembrava essere il leader del centrosinistra Pierluigi Bersani, anche perché nel centrodestra il suo competitor ufficiale, il leader designato Angelino Alfano, è stato oscurato da Silvio Berlusconi. Mentre Monti, già molto inviso agli italiani per la sua azione governativa, con una campagna elettorale chiassosa e contraddittoria ha sciupato il carisma del tecnico imparziale e del medico impietoso che lo aveva proiettato a Palazzo Chigi. E invece…

Grillo, che ha veleggiato con il vento in poppa, intercettando il voto dei milioni di scontenti e senza voce, stufi, giustamente, della partitocrazia. Il bravissimo showman genovese ha svolto in questi anni un importantissimo ruolo di denuncia e con i suoi grillini, tanti, potrebbe esercitare una funzione positiva in un Parlamento molto giovane e molto rinnovato. Non solo come cane da guardia del Potere, ma anche nel ruolo di propulsore di idee originali e di nuova politica. E invece…

In conclusione, Bersani a palazzo Chigi e i grillini in Parlamento.  Ecco le due novità che potrebbero innescare il cambiamento.E invece…

Beppe GrilloE invece ci ritroviamo con un Bersani, che ha vinto perdendo, con un Berlusconi che ha perso vincendo la sua battaglia personale di sopravvivenza, con un Monti che ha perso su tutti i fronti e soprattutto con un Grillo, che ha superato se stesso cavalcando una protesta popolare sacrosanta, ma privo di quei contenuti politici, necessari per rendere utile il suo voto al cambiamento del Paese.

 

Lascia un commento