Il paradosso politico-economico: le banche che hanno provocato il disastro economico sono quelle che oggi possono risolvere la crisi globale. La politica ha salvato le banche e distrutto l’economia reale, oggi le banche devono salvare la politica europea e globale.
Ora il voto è stato espresso e l’esito ha detto che il popolo greco non vuole più accettare regole capestro per la sua pur fragile economia e c’è la ferma volontà di restare nell’eurozona, purchè si trovino soluzioni idonee ed efficaci per rilanciare le economie deboli del Mediterraneo europeo.
Secondo il nostro modesto parere si tratta di rivedere tutto l’impianto politico strategico di una Europa solidale e noi vediamo che solo un Draghi lungimirante e politicamente dotato di buon senso, con l’avallo del Fmi di Lagarde, può fare uscire da questa situazione di empasse politica, appiattita su strategie di tipo finanziario, che si sono tradotte in un decadimento verticale delle economie più deboli a vantaggio di alcuni stati(Germania su tutte), che hanno smarrito l’obiettivo principale per cui era nata l’unione europea.
Le dimissioni del ministro delle Finanze greco, dopo il trionfo del no alle proposte della ex troika al referendum di domenica, puntano a favorire un nuovo accordo tra il premier Alexis Tsipras e la ex troika; le dimissioni di colui che in questi cinque mesi si è più volte scontrato frontalmente con i colleghi dell’Eurogruppo e solo sabato ha accusato i creditori di “terrorismo” nei confronti di Atene vanno lette come un atto di distensione.
La nomina del successore è prevista a breve, dopo un incontro dei leader politici programmato dopo le 9 di stamattina.
Il premier Zsipras nei giorni scorsi aveva detto che “entro 48 ore” dai risultati del voto puntava a firmare un’intesa con i creditori su basi più favorevoli rispetto a quanto previsto dalle proposte del 25 giugno, quelle su cui si è svolto il referendum. E se l’isterica reazione della politica tedesca tende a ribadire uno scenario apocalittico e la babele fra i paesi dell’unione non è in grado di trovare soluzioni adeguate a rimettere in un circolo virtuoso il percorso politico, conomico e finanziario.
Banche appese alle decisioni della Bce.
Nelle mani della Bce e del Fmi, che dovranno assumere un ruolo geo-politico non loro, c’è ora il futuro delle banche elleniche (e non solo), chiuse da lunedì scorso. L’Eurotower deve ora valutare se riaprire o chiudere del tutto il rubinetto della liquidità di emergenza (Ela) che ha consentito agli istituti di operare da febbraio a oggi e domenica 28 giugno è stato congelato a quota 89 miliardi di euro.
Le condizioni per concedere l’Ela sono che le banche siano solvibili e che possano offrire a garanzia un collaterale adeguato, cosa che ora è in discussione visto che il Paese è ufficialmente in default.
In teoria, Francoforte potrebbe anche chiedere alle banche di restituire i fondi ricevuti finora. Ma è evidente che la decisione verrà presa alla luce delle conseguenze per il resto dell’Eurozona e sarà squisitamente politica.
Il board dei governatori presieduto da Mario Draghi potrebbe comunque rimandare la decisione a martedì, dopo l’Eurosummit straordinario dei leader europei convocato per le 18. In mattinata è prevista una conference call tra lo stesso Draghi, il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker e il presidente dell’Eurosummit Donald Tusk.
Il giorno dopo la vittoria dei no i listini europei hanno aperto tutti in negativo ma senza crolli drammatici, in attesa delle decisioni della Bce sulle banche elleniche. Piazza Affari ha avviato la seduta in rosso del 2,9%, maglia nera d’Europa. Parigi segnava -2,06, Francoforte -1,87%, Madrid -1,7% e Londra -1,08%.
La posizione della Bce, come avevamo già scritto ieri, sara’ decisiva perché creerà a sua volta le aspettative su come si comporteranno gli altri creditori.
Se congelerà i fondi Ela, Draghi aprirà la porta a un’uscita di Atene dall’Eurozona e a quel punto i mercati allargheranno le perdite.
Se confermerà l’attuale soglia di 89 miliardi, darà un’indicazione ‘wait&see’ in attesa dei summit dei prossimi giorni.
Se invece aumentera’ i fondi, accogliendo le richieste della Banca di Grecia, si mostrerà aperta a un accordo con la Grecia in tempi brevi”.
Quindi dipenderà proprio dal capo della BCE e le decisioni che verranno adottate nelle prime ore del mattino quando riapriranno i mercati e bisognerà combattere gli speculatori che si lanceranno in azioni spericolate e destabilizzanti per tutta l’eurozona, approfittando della debolezza della politica europea. Draghi sarà all’altezza di portare fuori dalle secche la nave Europa?