Una politica, che non dà risposte, non è né buona né cattiva. Semplicemente non è.

Una politica,  che non dà risposte, non è né buona né cattiva. Semplicemente non è.

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Roberto Helg , uomo di punta dell’economia in Sicilia, titolare di incarichi in associazioni potenti, al vertice di enti pubblici di primo livello come Camera di Commercio e Aeroporto, animatore di battaglie per affermare la legalità, è sorpreso mentre intasca una tangente da 100 mila euro.

helgIl presidente Helg, prima nega tutto poi, dopo l’ascolto dell’ intercettazione sull’estorsione, confessa di avere agito per bisogno e che ha agito da solo. Palermo, la Sicilia restano attoniti e i Siciliani in difficoltà si indignano.

Quelli che non si indignano sono i politici siciliani, che alzano il solito muro di gomma e di silenzio alle legittime domande dei tanti siciliani in difficoltà e dentro la soglia di povertà assoluta.

Ma si sono chiesti coloro che hanno sostenuto Helg se fosse opportuno che in vertici così importanti, ci fosse un commerciante senza attività commerciali, dal momento che era stato costretto a chiuderle?.

Perché si verifica tutto questo?

Perché viviamo ormai, nell’Isola e non solo, in una democrazia asfittica, dominata da gruppi forti e meno forti, dove ogni gruppo ha il suo contesto dentro il quale si muovono poteri grandi e piccoli che si chiudono in se stessi?
Da queste logiche di «contesto» e di «sistema» si deve uscire. E devono farlo tutti: politica, economia, sindacati, movimenti, enti pubblici e privati.

È mai possibile che dinanzi al manifestarsi di ripetuti  sprechi, ruberie e dissesti, ogni giorno disvelati da inchieste giudiziarie, non ci sia un sistema di controlli rapido ed efficace? Oppure, se sistemi di controllo efficaci ci sono, non si intervenga, visibilmente, su quanti, preposti a farli, non li fanno?

Ci risulta che qualche anno fa, in un’Asp di Palermo, un manager competente e corretto ha potuto bloccare appalti già chiusi con importi superiori al dovuto ed è riuscito pure a superare i ricorsi che le imprese colpite avevano inoltrato al tribunale amministrativo. Non si poteva partire da lì per rivedere, per verificare e approfondire affari, appalti, forniture in lungo e in largo? Non si è partiti. Noi pensiamo che ci sia ancora nell’ Isola, una generale pressione, di «contesto» e di «sistema», che chiude spazi, che mantiene disperatamente vecchie logiche. E si arriva così all’allarme che i giudici della Corte dei Conti hanno lanciato recentemente. Quello di una corruzione senza precedenti in Sicilia.

La Corte dei conti  infatti ha tracciato  un quadro impressionante dove abbiamo di tutto.

Funzionari infedeli che sottraggono risorse alla Regione;

Gruppi parlamentari che lucrano su fondi destinati alla politica.

Consiglieri provinciali e comunali che sperperano soldi pubblici aumentando i gettoni di presenza.

Frodi nei finanziamenti pubblici.

Funzionari regionali che lucrano sui rifiuti.

Membri di commissioni che contrattano invalidità civili.

Funzionari della motorizzazione coinvolti in giri di tangenti su patenti facili.

Trucchi e furti nelle forniture…ed altro, ancora altro.

crocetta-rosario-535x300Si può continuare così?
Si vuole o no quella rivoluzione a lungo proclamata, e mai praticata, di istituzioni pubbliche trasparenti, in grado di far sapere tutto e di rendere controllabile tutto da tutti?

Si possono rendere pubbliche, sempre pubbliche, notizie su appalti, nomine, carriere, incarichi e consulenze puntualmente, elencando titoli e motivazioni, per documentare le buone ragioni del merito e rimuovere i brutti vizi della appartenenza dei nominati a logiche di partito, gruppo di interesse, correnti o quant’altro?
Il procuratore Francesco Lo Voi diceva ieri quanto sia fruttuosa la strada della denuncia e della collaborazione. Dietro il caso Helg c’è la scelta coraggiosa dell’estorto di non pagare e rivelare. Ha ragione. E crediamo che sempre meno in Sicilia siano disposti a sopportare pizzi di ogni genere.

Ma ci chiediamo quanti di più potrebbero essere i denuncianti, se ci fosse nella politica e nelle istituzioni, una riforma radicale e forte da cui tutti possano intendere l’avvio di una diversità. Non si faccia orecchio da mercante. Non si finga di non capire. Non si tratta di svolte impossibili.

La politica deve saper sentire le voci di fuori, di quelli della strada.

Nel 2012 meno della metà dei siciliani si è recata alle urne per eleggere l’Assemblea regionale. Ora nella preparazione delle liste elettorali, prima delle comunali, si avverte il respiro corto di una partecipazione stentata. Si diffonde nella gente la brutta sensazione che conti poco l’alternanza di uomini e partiti al potere. Si chiede alla politica un esercizio del potere nuovo, che sappia dare e non prendere dai cittadini.

Una politica,  che non comprende tutto questo, non è né buona né cattiva. Semplicemente non è.

Il modello politico-affaristico che hanno costruito in Sicilia e in Italia, basato sulla illegalità diffusa e sulla corruzione, sui latrocini vari delle risorse pubbliche, non può continuare in eterno: tutte le nostre istituzioni crolleranno sotto il peso della corruzione e della immoralità pubblica. Se la politica non ha capito questo non è

La corruzione è devastante per la crescita

Crisi economica e corruzione vanno di pari passo in un circolo vizioso nel quale  una è causa ed effetto dell’altra, e l’illegalità ha effetti devastanti sull’attività di impresa e quindi sulla crescita.

Le crescenti difficoltà gestionali connesse al perdurare della crisi ed il ripetersi di fenomeni di mala gestione e di corruzione rischiano di incrinare, oggi, non solo il rapporto tra cittadini e classe dirigente del Paese, ma la stessa speranza di poter trarre dall’azione pubblica nuovo impulso per il ritorno su livelli di crescita soddisfacenti.

Un richiamo forte alla legalità e alla lotta alla corruzione nei diversi settori delle amministrazioni pubbliche.

Solo un contesto istituzionale segnato da legalità, buona e contenuta legislazione, regolazione efficace delle attività economiche, pubblica amministrazione efficiente ed un  Servizio Giustizia  celere ed erogatore di tutele effettive, è in grado di favorire l’imprenditorialità e di rimuovere le rendite di posizione e le restrizioni alla concorrenza, ha ammonito Squittieri.presidente_squitieri_web

Di qui l’esigenza di assicurare trasparenza e regolarità nelle varie gestioni e la priorità assoluta di riorganizzare le strutture dello Stato.

Queste le considerazioni principali espresse dal presidente della Corte dei Conti, Raffaele Squittieri, all’inaugurazione dell’anno giudiziario, alla presenza del neo Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

La pazienza è finita : o si cambia o si muore … e se la ragion non basta usciranno i bastoni.

Una politica,  che non dà risposte, non è né buona né cattiva. Semplicemente non è.

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