L’Isis: «Sarà inferno in Italia con i barconi alla deriva» E’ la Sicilia in prima linea.

La Sicilia in prima linea in questa guerra mediatica e Crocetta non batte un colpo.

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Utilizzare i migranti come “arma psicologica” contro i paesi che dicono di voler intervenire in Libia e quindi, in particolare, contro l’Italia. È l’ultima minaccia di cui i miliziani dell’Isis avrebbero parlato in alcune intercettazioni telefoniche. Per come la cosa è stata riferita agli apparati di sicurezza italiani, nella conversazione, che viene ritenuta attendibile, i jihadisti ipotizzano di lasciar andare alla deriva, dirette verso l’Italia, centinaia di barche cariche di migranti non appena il nostro paese dovesse accennare a un intervento armato sulla Libia (un’ipotesi accennata e poi al momento congelata).

La cifra di cui si parla è cinquecentomila, la gran parte di quei 700mila che sono stipati sulle coste in attesa di imbarcarsi. E l’obiettivo sarebbe quello di creare una nuova tragedia: morti in mare e Capitanerie di porto in affanno, senza la forza per salvarli.

Il premier libico Al-Thani lancia un appello “ intervenire o arriveranno in Italia

Si tratta come si può capire di una guerra psicologica per terrorizzare l’occidente, ma psicologica o meno è una guerra, che presuppone un intervento celere delle diplomazie internazionali, ma nel frattempo bisogna intervenire con efficacia a prevenire le mosse dell’Isis nel territorio libico. La Sicilia, che si ritrova in prima linea in questa guerra di minacce e ritorsioni ha trovato sinora solo l’appoggio concreto sull’intervento aereo degli egiziani.

L’Egitto infatti ha bombardato postazioni dell’Isis in Libia dopo che il gruppo jihadista aveva diffuso un video della decapitazione di 21 copti egiziani rapiti a Sirte tra dicembre e gennaio. I raid aerei egiziani hanno colpito anche accampamenti dell’Isis a Bengasi e Sirte.

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Il nostro governo intanto frena sulle voglie interventistiche dei giorni scorsi e addirittura noleggia una nave per fare rientrare in fretta e furia un centinaio di italiani (compresso l’ambasciatore italiano in Libia) che sono già sbarcati ad Augusta ieri sera con l’obblgo di non rilasciare alcuna dichiarazione alla stampa.

Il governatore siciliano Crocetta, con la guerra minacciata o virtuale a 300 chilometri dalla sua isola quali passi sta compiendo?

Crocetta se ci sei batti un colpo o dobbiamo aspettare che qualcuno ci viene a salvare?

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