Fuga di italiani dalla Libia nel caos e in mano all’Isis

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Scappati dalla Libia. Tra loro non solo tecnici d’azienda, marittimi, gente che ha lasciato temporaneamente l’Italia per un periodo più o meno lungo, ma anche famiglie che praticamente da sempre vivono a Tripoli, o in altre città, e che non hanno abbandonato il Paese neppure nei momenti più duri della guerra contro Gheddafi. “Stavolta è diverso”, dicono.

Sono un centinaio gli italiani che si sono imbarcati ieri mattina su un catamarano, in fuga dal caos e dalla minaccia dell’Isis.

L’imbarcazione con a bordo i nostri connazionali è arrivata dopo la mezzanotte nel porto di Augusta. Completate le operazioni di sbarco, alle quali i giornalisti non possono assistere in quanto sono stati tenuti fuori dal porto per questioni di sicurezza, i nostri connazionali rimpatriati dalla Libia saranno messi su alcuni pullman e portati verso le loro destinazioni finali. Le operazioni di imbarco si sono svolte con grande discrezione, sotto la vigilanza dei circa 30 carabinieri del reggimento Tuscania in servizio presso l’ambasciata italiana.

Secondo fonti di intelligence il rimpatrio dei connazionali non era più rinviabile. E così stamani è scattata l’operazione alla quale hanno partecipato, oltre ai militari dell’Arma, anche assetti della Marina e dell’Aeronautica militare che hanno fornito la necessaria cornice di sicurezza. In particolare, una nave militare spintasi a ridosso delle coste libiche, ha subito preso in consegna il catamarano ‘San Gwann’, della compagnia Virtu Ferries, dove sono stati imbarcati gli italiani. Quindi l’ha scortato fino a Malta, per una sosta necessaria per il rifornimento di carburante. Quindi, rotta verso la Sicilia, con l’arrivo ad Augusta in nottata.

L’intera operazione, dalle fasi di imbarco all’arrivo a destinazione, è stata monitorata dall’alto da un Predator dell’Aeronautica militare,un velivolo “a pilotaggio remoto” decollato dalla base del 32° Stormo dell’Aeronautica di Amendola, in Puglia, dove ha sede il Gruppo Velivoli Teleguidati. Si tratta di aerei dotati di una grande autonomia di volo e che hanno sostanzialmente compiti di sorveglianza e ricognizione: sono già stati impiegati, con risultati positivi, in quasi tutti i teatri operativi esteri in cui l’Italia schiera propri militari.

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