Storie di ordinaria corruzione, arrestato Ercole Incalza.Tangenti sulle grandi opere.

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Quattro arresti, 50 indagati, cento perquisizioni. Gli appalti pubblici tornano nel mirino della magistratura. Tra gli arrestati dell’ultima inchiesta c’è anche Ercole Incalza, dirigente al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. L’accusa dei pm è di corruzione. Personaggio chiave dell’inchiesta è l’imprenditore Stefano Perotti. Gli altri due arrestati sono i collaboratori: Francesco Cavallo e Sandro Pacella.

Dalle prime ore di questa mattina, i carabinieri del Ros stanno eseguendo, a Roma e Milano, l’ordinanza di custodia cautelare, emessa su richiesta della Procura della Repubblica di Firenze, nei confronti dei 4 indagati per corruzione, induzione indebita, turbata libertà degli incanti ed altri delitti contro la pubblica amministrazione. Contestualmente sono in corso, in diverse regioni italiane, perquisizioni di uffici pubblici e sedi societarie riconducibili agli oltre 50 indagati.

Al centro delle indagini la gestione illecita degli appalti ricompresi nelle grandi opere, mediante «un articolato sistema corruttivo che coinvolgeva dirigenti pubblici, società aggiudicatarie degli appalti ed imprese esecutrici dei lavori».

Questi i fatti di stamattina. Ma chi è Ercole Incalza?

E’ il gran boiardo di Stato sopravvissuto a 7 governi e 14 inchieste.

E’ “l’uomo che collega”: affari e politica, carriere e ministri, mazzette e ideali.

incalzaErcole Incalza, 70 anni compiuti, inossidabile gran boiardo di Stato, si riassume in pochi numeri: 14 volte indagato in 14 inchieste e sempre uscito indenne; 14 anni ai vertici del Ministero delle Infrastrutture con 7 governi diversi e 5 ministri, di ogni schieramento.

La corruzione è devastante per la crescita. Crisi economica e corruzione vanno di pari passo in un circolo vizioso nel quale  una è causa ed effetto dell’altra, e l’illegalità ha effetti devastanti sull’attività di impresa e quindi sulla crescita.

Il ripetersi di fenomeni di mala gestione e di corruzione, rischiano di incrinare, oggi, non solo il rapporto tra cittadini e classe dirigente del Paese. Queste le considerazioni principali espresse dal presidente della Corte dei Conti, Raffaele Squittieri, all’inaugurazione dell’anno giudiziario di qualche settimana fa.

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