Schopenhauer considerava “La vita umana come un pendolo che oscilla incessantemente tra il dolore e la noia, passando per l’intervallo fugace, e per di più illusorio, del piacere e della gioia”.
La sua analisi pessimistica lo porta alla conclusione che i desideri emotivi, fisici e sessuali, che presto perdono ogni piacere dopo essere stati assecondati, ed infine divengono insufficienti per una piena felicità, non potranno mai essere pienamente soddisfatti e quindi andrebbero limitati, se si vuole vivere sereni. La condizione umana è completamente insoddisfacente, in ultima analisi, e quindi estremamente dolorosa.
Di conseguenza, egli ritiene che uno stile di vita che nega i desideri, nonché una morale della compassione, è quindi l’unico vero modo, anche se difficile per lo stesso filosofo, per raggiungere la liberazione definitiva, in questa vita o nelle successive.
Egli non nutre né considerazione né fiducia alcuna nella massa degli esseri umani, fatto che lo conduce alla misantropia.
« La pietà per gli animali è talmente legata alla bontà del carattere che si può a colpo sicuro sostenere che un uomo crudele verso gli animali non può essere un uomo buono »
Uno dei problemi fondamentali della filosofia politica è il rapporto tra l’agire politico e l’agire in modo moralmente giusto. L’azione umana riconosciuta moralmente giusta non corrisponde necessariamente ad un’azione politicamente valida; e viceversa. Questo perché il modo di agire della politica si materializza nell’uso del potere, mentre l’azione moralmente valida si realizza facendo riferimento ad un sentire comune che si basa su principi riconosciuti come moralmente giusti dalla comunità.
Niccolò Machiavelli fu il primo a separare la politica (quindi l’agire attraverso il potere) dalla morale (quindi l’agire secondo principi e valori riconosciuti giusti dalla comunità).
Secondo Machiavelli la politica era a-morale (cioè priva di morale ma non immorale). Con lui la politica diventa una scienza vera e propria, che non segue più la morale religiosa ma ne ha una propria. Chi governa (cioè il Principe), non segue modelli assoluti per legiferare, ma deve fare tutto ciò che è possibile perché i sudditi vivano bene, anche mentire o uccidere. L’uomo virtuoso per Machiavelli è colui che riesce a trasformare ogni danno in una risorsa. Proprio da questo deriva la famosa massima “il fine giustifica i mezzi“.
Ogni situazione particolare può essere analizzata e catalogata in base a caratteri generali. Per ogni problema è possibile quindi risalire ad una soluzione adatta in tutti gli altri casi in circostanze simili, e, rispettando questi criteri, funzionerà sempre. Anche la Fortuna (la sorte) gioca un ruolo importante. È dovere del principe prevenire i colpi della sorte pur non conoscendola. È celebre la metafora del fiume soggetto a piene stagionali. Di certo il principe non può sapere se e quando inonderà le terre vicine, né i danni che potrebbe causare, ma il probabile pericolo può essere evitato costruendo degli argini resistenti.
« Coloro e’ quali solamente per fortuna diventano, di privati, principi, con poca fatica diventano, ma con assai si mantengono. »