Roma capitale non verrà sciolta per infiltrazione mafiosa

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Grillo: il sindaco si dimetta. Marino resiste.

Al Comune di Roma saranno inviati dei commissari prefettizi, con compiti ispettivi. Affiancheranno quelli dell’autorità anti corruzione guidata da Raffaele Cantone. È lo scenario che si profila nell’immediato negli ambienti del Viminale, mentre imperversa la tempesta giudiziaria di Mafia Capitale.

Il prefetto Giuseppe Pecoraro non ha “alcuna intenzione” di proporre lo scioglimento per infiltrazioni mafiose, “stiamo vagliando le carte” si limita a far sapere, “è difficile che si giunga a quell’esito per la capitale del Paese”. Detto questo, “se le stesse vicende avessero riguardato un’amministrazione meridionale, in un contesto permeabile ai fenomeni criminali, con molta probabilità lo scioglimento sarebbe scattato“, ammette con amarezza. Molto dipenderà dai futuri sviluppi dell’inchiesta nei giorni a venire.

Ignazio Marino comunque resta al suo posto. Determinato più che mai “ad andare avanti per risanare questa città, pronto anche per un secondo mandato”, fa sapere, perché “Roma non è una città mafiosa e se ci sono state alcune mele marce questo non significa che sia una città malata”. La prima mossa sarà la rotazione di tutti i dirigenti dell’amministrazione capitolina, come presto forse avverrà anche con gli assessori in giunta e sarà creato un nuovo assessore alla Trasparenza (contatti ci sarebbero stati con l’ex procuratore Giancarlo Caselli). “Non possiamo tollerare zone grigie, la politica non è malaffare e non siamo tutti uguali”, afferma il sottosegretario e braccio destro di Renzi, Luca Lotti. L’inchiesta del resto scuote l’albero del Pd. L’ex assessore Daniele Ozzimo, l’ex presidente del consiglio comunale Mirko Coratti e l’ex presidente della commissione regionale Cultura, Eugenio Patanè, si autosospendono dal partito, fa sapere via Twitter Matteo Orfini, presidente e ora commissario dem a Roma.

In un primo momento, al Comune il M5s aveva aperto un inatteso spiraglio. Pronti a collaborare, faceva sapere il capogruppo Marcello De Vito, salvo poi essere ripreso da una “energica” telefonata di Alessandro Di Battista (deputato membro del direttorio grillino). In serata arriva infine la chiusura del duo Grillo-Casaleggio, che in una nota congiunta intima: “Per il bene della città e del Paese, Marino faccia un passo indietro”. È quello che chiede in coro anche il centrodestra. Matteo Salvini fa sapere che a Roma potrebbe essere candidato un romano leghista: “Me lo chiedono i romani, che hanno provato di tutto in questi anni, ma il nome del partito non sarà Lega Nord, ovviamente”. E di “scempio di Roma” torna a parlare Berlusconi: “Si dimettano tutti e si torni a votare, chi è compromesso o non si è accorto di nulla non può restare”.

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