Alta tensione tra la Nato e Mosca per il progetto di schierare una forza di ‘reazione rapida’ nell’Europa dell’est. A due giorni dal summit in Galles, la Russia ha accusato l’Alleanza di “esasperare le tensioni” e ha assicurato che agirà di conseguenza, rivedendo la propria strategia militare per far fronte alla “minaccia” di “infrastrutture militari Nato ai confini”. Sul fronte diplomatico, il ministro degli Esteri, Federica Mogherini, appena designata a capo della diplomazia europea, ha puntato il dito contro Vladimir Putin. «Non esiste più un partenariato strategico fra Ue e Russia per scelta di Mosca», ha accusato Mogherini, «occorre garantire che i membri della Nato dell’Europa dell’est, quelli che hanno una frontiera comune con la Russia, siano sicuri» che «la Nato possa intervenire per garantirne la sicurezza».
Per quanto riguarda le nuove sanzioni nei confronti di Mosca, in mancanza di segnali di ‘de-escalation’ del conflitto in Ucraina, Mogherini ha spiegato che una decisione sarà presa venerdì 5 settembre. In Ucraina, ha ribadito, «non c’è soluzione se non una soluzione politica di questa crisi». «Ci auguriamo – ha aggiunto – che questo possa portare a un cambio di atteggiamento» da parte di Mosca nella crisi ucraina. Anche il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha escluso una “soluzione militare” della crisi in Ucraina. Mogherini: «Putin viola gli impegni presi»
Al summit in Galles, la Nato darà vita a una forza di reazione rapida forte di 4mila tra soldati e forze speciali, in grado di essere schierata entro 48 ore in qualsiasi Stato membro dell’Alleanza a sua difesa come una “punta di lancia”. E c’è anche l’Italia tra i nove Paesi della Nato che hanno iniziato oggi manovre militari sul fronte est dell’Alleanza in risposta alla crisi ucraina. Alle manovre – sul territorio di cinque Paesi (Germania, Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia) – partecipano, oltre all’Italia, Bulgaria, Canada, Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Slovenia, Regno Unito e Stati Uniti. Coinvolti anche due Paesi della Partnership for peace, Bosnia Erzegovina e Serbia.
Sul terreno intanto si continua a combattere: 15 militari sono morti in 24 ore di scontri tra esercito e separatisti filorussi e le forze armate di Kiev hanno accusato nuovamente Mosca di sostenere i ribelli con armi e soldati. Secondo l’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr), i combattimenti hanno messo in fuga almeno un milione di persone, con 260.000 sfollati interni all’Ucraina e altri 814.000 cittadini ucraini russofoni che con status diversi si trovano ora in Russia.
Nelle ore scorse il ministro della Difesa ucraino Valeriy Geletey aveva accennato alla possibilità di una “grande guerra” con la Russia, che sarebbe alle porte e che potrebbe provocare “decine di migliaia” di morti. «Una guerra – aveva aggiunto – come non la vediamo dal secondo conflitto mondiale».