Caso Shalabayeva, otto indagati per sequestro di persona

Sequestro di persona: è l’accusa che i pm di Perugia contestano al capo dello Sco Renato Cortese, al questore di Rimini Maurizio Improta, ad altri 5 poliziotti e al giudice di pace Stefania Lavore per il caso Shalabayeva, la moglie del dissidente kazako Ablyazov espulsa dall’Italia.

Alma Shalabayeva,Le accuse nei confronti di Cortese e Improta sono riferite a quando i due erano rispettivamente il capo della squadra mobile di Roma e il capo dell’ufficio stranieri della questura della Capitale. Con la stessa accusa, nel registro degli indagati della procura perugina – competente ad indagare in quanto è coinvolto un giudice del distretto di Roma – compaiono poi Luca Armeni e Francesco Stampacchia, all’epoca rispettivamente dirigente della sezione criminalità organizzata e commissario capo della squadra mobile di Roma, Vincenzo Tramma, Laura Scipioni e Stefano Leoni, tre poliziotti in servizio presso l’ufficio immigrazione.

«Oggi ho fiducia nel sistema giudiziario italiano e ringrazio la procura di Perugia che è stata molto autonoma e diligente nelle sue indagini» ha commentato Alma Shalabayeva, «è stato fatto un lavoro molto serio per la ricerca della verità dietro il rapimento mio e della mia bambina». «Certamente – ha rilevato Shalabayeva – le investigazioni hanno chiarito che le principali responsabilità per quello che è accaduto sono dei diplomatici kazaki che si trovavano in Italia». «Voglio ancora – ha aggiunto la donna – ringraziare pubblicamente Emma Bonino per i suoi sforzi cruciali fatti per ottenere il rilascio mio e di mia figlia dal regime kazako».

Pensiamo che trattasi di un primo atto da parte della procura di Perugia che avrà conseguenze ulteriori coinvolgendo il Ministero degli interni.

 

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