Riforme: Renzi apre a minoranza Pd, ma dice no a modificare art.2. Non invoco disciplina ma no modifiche art.2.
Polemiche, proteste e sospensioni. Al via oggi in Aula al Senato la discussione del ddl Boschi sulla riforma del Senato, che arriva senza il passaggio in Commissione. È stato proprio questo il motivo della battaglia politica di ieri con le opposizioni che avevano ritirato tutti gli emendamenti a patto che il testo non fosse arrivato alla discussione.
La Conferenza dei capogruppo, ha però deciso per il passaggio diretto al Senato così come caldeggiato dalla direzione Pd. Si è arrivati così alle schermaglie e le proteste di oggi. Il primo punto all’ordine del giorno, in Senato, era la discussione sul finanziamento delle missioni internazionali: le opposizioni avevano chiesto di aspettare il parere della Commissione bilancio sospendendo intanto i lavori dell’ Aula.
Anche stavolta, dopo una sospensione per la riunione dei capigruppo (decisa dal presidente Grasso e voluta dalla Lega) ha però vinto la linea della maggioranza e si è passati alla discussione del disegno di legge Boschi. «Proseguiamo con la riforma costituzionale. Non c’è alcuna variazione del calendario” ha annunciato Grasso tra le proteste delle opposizioni.
Il primo scoglio è stato superato senza intoppi per la maggioranza. Con un’unica votazione, sono state bocciate le pregiudiziali di costituzionalità presentate dal M5S, Sel, Lega e Forza Italia, con la maggioranza che ha votato compatta. Aperta, dunque, la discussione generale che proseguirà fino a mercoledì, quando scadrà il termine per presentare gli emendamenti. Dalla settimana prossima si entrerà quindi nel vivo, con la minoranza Pd che ha annunciato che ripresenterà quelli relativi all’articolo 2 (sulla non elettività dei senatori).
Forti per tutto il giorno le polemiche e le proteste. Plateale quella del M5S, coni senatori Vito Crimi, Nicola Morra, Giovanni Endrizzi, membri della Commissione Affari Costituzionali del Senato che lasciano a tempo indefinito la Commissione. Una decisione motivata dal fatto che la commissione è stata «commissariata ed esautorata dal Governo per la seconda volta in pochi mesi. Prima il blitz sulla legge elettorale, ieri quello sulla Costituzione». Ha poi lanciato un appello a Mattarella il leader pentastellato Grillo per «manifestare al Presidente della Repubblica, il grave strappo delle regole parlamentari in atto in queste ore. Confidiamo di trovare in Mattarella la sensibilità istituzionale e l’attenzione che è mancata nell’Aula del Senato». Parla invece di presupposti «per un possibile ritorno al fascismo», il leghista Roberto Calderoli. Contraria anche Sel con la senatrice De Petris, che dice: «È un’inaccettabile accelerazione di carattere politico».
«A chi dice state facendo troppo veloci rispondo: questa riforma è attesa da 70 anni. La prima commissione fu fatta nell’83». È la risposta di Renzi alle polemiche di queste ore sul passaggio all’Emiciclo del ddl sulle riforme costituzionali. E aggiunge: «La tecnicalità con la quale una riforma storica e importantissima viene definitiva conta, ma non è così rilevante da dedicarle due mesi di discussione». E a chi gli domanda se in caso di apertura agli emendamenti all’art. 2 il governo possa proporre l’abolizione del Senato dice: «Se Grasso riaprirà la questione dell’articolo 2 della riforma costituzionale ascolteremo le motivazioni per cui ha riaperto e decideremo di conseguenza». Infine sul referendum che si terrà sulle riforme istituzionali: è «di grande significato» perché «i cittadini potranno decidere sul lavoro dei parlamentari».