La Commissione Ue all’Italia: riforme lente, no competitività.
Il nostro Paese rischia una procedura di infrazione per ‘squilibri eccessivi’ nell’economia. Possibile una richiesta di misure correttive
Riforme rinviate troppo a lungo, competitività dell’Italia molto scarsa. La conseguenza, il rischio di una procedura di infrazione di Bruxelles verso il nostro Paese.
Le conclusioni sono contenute nella pagella di marzo della Commissione Ue sulle politiche macroeconomiche dell’Unione. L’Europa, ancora una volta, denuncia la scarsa competitività della nostra economia e denuncia un processo di riforme poco ambizioso e poco efficace. Quindi ci ritroviamo con Slovenia e Croazia fra i paesi con squilibri eccessivi, suscettibili di una procedura speciale che si concluderà con una ammenda dello 0,1% del Pil.
Se lo squilibrio nei nostri conti pubblici sarà accertato, Bruxelles chiederà a Roma interventi correttivi che comprendano le scadenze per mettere in atto le nuove misure richieste. Se il cammino non verrà intrapreso la Commissione proporrà al Consiglio europeo di imporre una ammenda dello 0,1% di Pil, pari a 1,5 miliardi, all’anno. Il governo Renzi dunque è avvisato: il tempo per far ripartire l’italia è davvero scaduto.
In Italia cambia il direttore d’orchestra ma la musica è sempre la stessa. La nostra maestrina Europa, malgrado i compiti a casa che raccomanda ad ogni governo di turno, continua a minacciare multe ed infrazioni: questo significa due cose o che i nostri governanti sono scarsi in matematica (ed è anche possibile dato che hanno immiserito il Paese) o questa Europa non fa per noi (che in ogni caso l’abbiamo fondata insieme ad altri). Comunque la mettiamo una cosa è certa: non abbiamo una classe dirigente all’altezza e lo stesso dicasi della classe politica.
Diciamocela tutta il Sistema Paese non funziona più, e cosa peggiore non riusciamo a dircelo che siamo un Paese in declino e a rischio dissolvimento, soffocato da un debito pubblico enorme, che non fa che aumentare ad ogni passaggio di mano alla guida dei diversi governi ( tutti salvatori della Patri) che si sono succeduti negli ultimi quarant’anni.
Tante volte ci hanno raccontato che, la costruzione dell’Europa ci avrebbe aiutato a uscire dal provincialismo delle nostre aziende, che la globalizzazione dei mercati avrebbe portato benessere in tutti i Paesi, che riuscivano ad integrasi in questo sistema globalizzato e che per raggiungere l’obiettivo bisognava cedere pezzi di sovranità nazionale all’Europa e che con l’entrata dell’euro tutti i paesi euro avrebbero conosciuto l’Eldorado.
Ora, o ammettiamo che abbiamo sbagliato tutto e ricominciamo daccapo, o l’alternativa è la catastrofe. Privilegiare i mercati e abbandonare i popoli al loro destino non ci sembra la ricetta giusta per rimettere le cose a posto.
E’ un Paese malato il nostro, vecchio, corrotto, arretrato, non competitivo, incrostato di ipocrisia, ma quello che è più grave è il fatto che per nascondere le nostre nefandezze, siamo diventati bugiardi, abbiamo dimenticato a usare parole di verità; è come se la verità fosse diventata veleno per topi, non va messa a tavola perché i commensali potrebbero restarne stecchiti.
E così preferiamo nutrirci di menzogne, ipocrisie, di egoismi vari, apparire più che essere, sembrare più che essere, pur di sopravvivere in questa fiction; indifferenti alla vita reale, fatta di dolore, piacere e sofferenza. Due mondi diversi e paralleli: uno, rappresentazione della realtà (fiction) e l’altro la realtà vera (quella sofferta).
Mentre il medico studia il malato se ne và.