Liberazione 2015 , cosa rimane della Resistenza? (1)

Liberazione 2015, i valori traditi 70 anni dopo

 

Sandro-Pertini

Gli ideali di libertà e uguaglianza sociale che spinsero donne, ragazzi, lavoratori e studenti sulle montagne per combattere i nazi fascisti sono stati realizzati, travisati o semplicemente rimasti lettera morta?
PERTINI: «DIFENDETE LA REPUBBLICA E LA DEMOCRAZIA».

«Oggi la nuova Resistenza consiste nel difendere le posizioni che noi abbiamo conquistato, nel difendere la Repubblica e la democrazia », diceva il ‘presidente partigiano’ Sandro Pertini nel discorso di fine anno del 1983.

VALORI NON PIÙ ATTUALI.

Nel 2015, un sondaggio Ixè fotografa così la situazione: «Il 58% degli italiani non considera più attuali i valori della guerra di liberazione dal nazi-fascismo. Poco più di un italiano su tre (36%) si rivede ancora in quegli ideali. Inoltre il 51% dice che non parteciperà alle celebrazioni, mentre il 22% dichiara che sarà in una delle tante piazze italiane e un altro 27% sostiene che seguirà la ricorrenza davanti alla tivù».
Pare dunque che la maggior parte degli italiani non condivida le parole del presidente Sergio Mattarella che ha ribadito: «La Resistenza e la Liberazione sono elementi fondativi della storia repubblicana, un segno distintivo della nostra identità nazionale e un punto di trasmissione di valori tra le generazioni».
Attraverso frasi, pensieri e dichiarazioni di scrittori ed ex partigiani cercheremo di capire cosa sia rimasto di quella lotta.

Il presidente Pertini a più riprese ricordò i valori della Resistenza.

Nel messaggio di fine anno del 1983 si rivolse ai giovani italiani.«Battetevi sempre per la libertà, per la pace, per la giustizia sociale. La libertà senza la giustizia sociale non è che una conquista fragile, che si risolve per molti nella libertà di morire di fame».

 poverta2014 POVERTÀ RECORD.

Mentre la libertà pare essere assicurata, il bilancio sulla giustizia sociale è più complesso.
Nel 2014, i poveri in Italia – secondo l’Istat – erano oltre 6 milioni. Circa il 10% dei connazionali erano poveri assoluti, cioè «non riescono ad acquistare beni e servizi per una vita dignitosa».
Una percentuale che se unita ai cosiddetti poveri relativi raggiunge il 16,6% della popolazione. Tradotto: più di 10 milioni di italiani hanno difficoltà ad arrivare alla fine del mese.

 

EQUITÀ? ITALIA A PICCO.

Non va meglio se si considerano disoccupazione, esclusione sociale, scarsi investimenti in istruzione, salute e lavoro.
Nella classifica europea nel 2014 l’Italia era fanalino di coda in fatto di assicurare eque opportunità di vita, di formazione, di lavoro. Eravamo al 23esimo posto su 28 Paesi, come la Lettonia.

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