Italia in balia della politica speculativa dell’UE.

Italia in balia della politica speculativa dell’UE.

La politica economica speculativa dell’ UE non salverà l’Italia e nemmeno l’Unione.

Dopo l’esito deludente del vertice del Consiglio europeo del 23 aprile , dove Spagna e Italia sono uscite sconfitte, è uscito chiaro e lampante che  nessuno degli strumenti messi in campo (Bei, Mes, Sure e Recovery Bond) saranno davvero efficaci a salvare nel breve la situazione, sia in termini di tempo che in efficacia di risultati.

L’Italia e la Spagna sono state sconfitte.

Italia in balia della politica speculativa dell’UE.

Il piano di risanamento sarà la versione tedesca: un aumento temporaneo del bilancio dell’Ue, attraverso garanzie, quindi aumentato con leverage, e fondi erogati come prestiti.

 

L’UE non fa macroeconomia. Solo crediti.

E a queste condizioni non si salva l’Italia, ma nemmeno l’Unione Europea.

A questo punto la Bce resta la sola istituzione europea in grado di affrontare la crisi, come nel luglio 2012, ma questa volta senza Mario Draghi e il suo “whatever it takes”.

La Bce ha una potenza di fuoco illimitata ed è l’unica istituzione UE con la volontà e la capacità di agire.

La Bce si troverà probabilmente costretta presto ad annunciare un ulteriore aumento del Quantitative Easing.

Proprio come è successo durante la crisi del debito nel 2010, l’Ue trova difficoltà a trovare un accordo e toccherà quindi alla Bce l’onere di salvare l’Europa, di nuovo.

Ma qual è la situazione che dovremo affrontare con l’ausilio della politica monetaria espansiva e gli strumenti messi in campo sia a livello nazionale che europeo?

Quella di un debito che viaggia al 155% del Pil, terra incognita in Italia.

L’attuale sostegno finanziario della Bce consente all’Italia di rifinanziare il proprio debito a tassi di interesse reali di circa lo 0%”.

Un vantaggio che ha dell’incredibile, visto l’accanimento che il mondo politico sta dedicando al Mes che vale briciole, appena il 2% del Pil cioè 36 miliardi di euro rispetto a una necessità italiana che viaggia sui 580 miliardi complessivi nel 2020 di cui 400 di rinnovi di bond (BTP) e 180 miliardi di maggior deficit pari appunto al 10% del Pil.

il nuovo debito sarà in gran parte comprato dalla Bce.

Le cifre del Def 2020

E il nuovo Def del governo Conte bis cosa prevede?

La marcata revisione dello scenario macroeconomico in confronto a quello che si andava delineando porta nel Def la previsione del Pil italiano per l’anno in corso ad una contrazione pari a 8%, con un indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche al 10,4% del Pil.

Per il 2021, il Def prevede un rimbalzo consistente dell’economia italiana con il Pil in crescita del 4,7%.

Il quadro di bilancio del presente documento indica che, includendo gli effetti dei prossimi provvedimenti, l’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche quest’anno salirà al 10,4% del pil, mentre il debito pubblico raggiungerà il livello più alto della storia repubblicana, il 155,7 per cento del pil.

Secondo la nuova previsione, nel 2021 il deficit scenderà al 5,7% del pil e il rapporto debito/pil diminuirà al 152,7%.

Si tratta di livelli molto elevati, che richiederanno uno sforzo pluriennale di risanamento all’interno di una strategia di sviluppo equo e sostenibile a livello sociale e ambientale.

Italia in balia della politica speculativa dell’UE.

A questo punto il governo italiano a caccia di fondi potrebbe istituire una cabina di regia nazionale che utilizzi i 12 miliardi di fondi strutturali (non sono prestiti ma trasferimenti a fondo perduto provenienti dal bilancio europeo precedente 2014-2020) che ad oggi non sono ancora stati utilizzati e che con le nuove regole decise dalla Commissione possono essere gestiti senza vincoli come il cofinanziamento nazionale e i vincoli regionali.

Ricorrere al Mes non diventa né necessario né opportuno.

Inoltre non sarebbe il caso di mandare un segnale ai mercati e ai risparmiatori per esempio abolendo “quota cento” in campo previdenziale come segno di buona volontà, visto che andare in pensione in anticipo significa che hai ancora un’occupazione e di questi tempi non è cosa da poco rispetto ai disoccupati?

Attenta Italia, ce la faremo malgrado l’Europa.

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