Intanto nel Paese si svuotano le urne e si riempiono le piazze. Questo vorrà pur dire qualcosa o no?

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Ora che le urne delle Regionali in Emilia Romagna e Calabria sono chiuse, e i verdetti già scritti, è tempo di analisi.

Il centrosinistra si interroga sulla bassa affluenza, Forza Italia sui perché del flop, il Movimento 5 stelle se esiste ancora un futuro da ricostruire, mentre la Lega se la ride.

Proviamo  a mettere in ordine gli aspetti chiave che hanno caratterizzato l’ultima tornata elettorale del 2014 e le loro possibili conseguenze.

I risultati delle Regionali in Emilia Romagna e Calabria.

Gli elettori si allontanano: i guai giudiziari, ma non solo pesano sull’astensionismo

Il calo dell’affluenza è un fenomeno in costante espansione. Già alle politiche 2013 al voto si presentò solo il 75% degli italiani, ma ancora prima nel novembre 2012 in Sicilia andò al voto il 43% degli aventi diritto, e la tornata del 23 novembre non è sfuggita alle statistiche col suo 38% in Emilia e il 44% in calabria. Questo vorrà pur dire qualcosa

Le ragioni sono da ricercare in primis nel fastidio provato dall’elettorato per le vicende che hanno spinto al voto prima della scadenza naturale della legislatura, ma non solo; anche le vicende legate al rapporto tra governo e sindacati, e la crisi economica che morde lo stomaco degli elettori ha contribuito alla fuga dalle urne . Gli elettori non si sentono più rappresentati dai partiti, che hanno perso ogni credibilità e non solo non vanno a votare, ma cambiano anche velocemente casacca quelli che ci vanno. Ovviamente l’astensionismo che vince le elezioni (più del 56% che non si presenta alle urne) dovrebbero far riflettere tutta la Politica sullo stato di salute della nostra democrazia, ed invece il nostro premier(a cui piace vincere facile) la considera questione secondaria: l’importante è vincere, anche se con meno voti.

Intanto nel Paese si svuotano le urne e si riempiono le piazze.  Questo vorrà pur dire qualcosa o no?

Il centrodestra cambia pelle: Salvini doppia il Cav e insidia i moderati

Soprattutto se accanto a questi fattori si aggiunge il risultato strabiliante della Lega, che doppia gli alleati di Forza Italia (20% a otto).

Di sicuro non può far dormire sonni tranquilli nemmeno al capo del governo sapere che in una Regione ricca e influente come l’Emilia Romagna un partito dell’area cosiddetta moderata, come quello di Silvio Berlusconi, sia stato “asfaltato” da un Carroccio tornato a strizzare l’occhio al populismo più estremo, a volte anche con parole chiave che rasentano la xenofobia e il razzismo.

BERLUSCONI HA PERSO IL CONTROLLO DI FI. Il Cavaliere ormai sembra aver perso definitivamente il controllo del partito, se Raffaele Fitto chiede l’azzeramento di ogni carica e l’ex tesoriere del gruppo alla Camera, Maurizio Bianconi, addirittura gli consiglia di “farsi da parte”.

Un marasma, quello azzurro, in cui Matteo Salvini sembra aver affondato il coltello, per giunta senza dare l’impressione di volersi fermare.

Cresce Il populismo: i rischi di una deriva estremista

Paradossalmente, fino a quando il Pd riuscirà a mettere comunque la museruola a questo populismo, la situazione per Renzi e compagnia rimarrà relativamente sotto controllo.  Il problema si potrebbe porre, però, se una parte del Carroccio deciderà che è arrivato il momento di sdoganare anche le formazioni della destra più estremista per fare un pezzo di strada insieme, e magari alzare qualche vantaggioso polverone. Se ciò dovesse realmente accadere, allora il livello di allarme si impennerebbe notevolmente.

Grillo sprofonda: «Il 2015 andrà ancor peggio, poi il M5s sarà fallito»

Anche perché fino a pochi mesi, questo compito di ‘parafulmine della rabbia’ era riuscito benissimo a Beppe Grillo e i suoi. Ma da quando c’è stato il cambio del governo qualcosa si è inceppato nella macchina da guerra pentastellata.

L’ex comico non cattura più l’attenzione del popolo deluso, che sembra quasi averlo identificato con quel mondo dal quale dice di voler fuggire e rifuggire: quello della politica, della odiata Casta.

Una prova in tal senso è l’invito rivolto dai romani di Tor Sapienza alla senatrice Paola Taverna di lasciare il quartiere, quando provò ad avere un contatto diretto con loro.

Nelle pause dei lavori in parlamento, sono in molti, tra i “guerrieri meravigliosi” di Beppe a sentirsi ormai staccati e disamorati dalla loro stessa creatura.

Al punto da preconizzare l’implosione del Movimento entro la prossima primavera, quando si voterà anche in Toscana, Marche, Umbria, Veneto e Campania.

Emilia e Calabria sono scosse di avvertimento, ma nel 2015 vedrete che scoppola ci arriverà. Dopodiché il 5 Stelle dovrà essere dichiarato fallito.

Il voto anticipato non è fantasia: L’incognita esiste, ed è concreta.

Sempreché non si verifichino condizioni talmente gravi perché al voto non ci tornino soltanto alcune Regioni, ma tutto il Paese.

L’incognita delle Politiche c’è, esiste ed è molto più concreta di quel sembra;in questo caso lo scenario muterebbe radicalmente: la classe politica si troverebbe in bilico: per alcuni si prospetta l’inizio di una folgorante carriera, per altri la fine.

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