Bersani cede alle lusinghe di Berlusconi e affonda il PD. In un Paese politicamente serio chi sbaglia paga e i cocci sono suoi. Ma che l’Italia non fosse un Paese politicamente serio, non aspettavamo questa sceneggiata, per affermarlo.
Bersani prima ha vinto perdendo le elezioni; non contento del risultato ottenuto in campagna elettorale (solo lui ha potuto perdere milioni di elettori in pochi mesi), ha proseguito nel suo percorso discendente, non sapendo ascoltare il risultato elettorale, e ha condotto trattative inutile per formare un governo impossibile, offrendo sul piatto di Grillo soltanto parole(come governo del cambiamento) senza offrire nulla in cambio.
Non basta parlare di cambiamento, cosa estremamente necessaria per il Paese, bisogna essere conseguenziali e prendere decisioni, che danno il segno tangibile che si ha intenzione di cambiare davvero. Invece Bersani ha saputo entrare nelle secche e come capitan Schettino per fare l’inchino ai suoi amici nemici, ha preso uno scoglio che gli ha squarciato la chiglia del suo partito affondandolo definitivamente con la scelta di Marini (per far contento Berlusconi) a candidato presidente per il Quirinale: era facile prevedere come sarebbe andata a finire.
Per due mesi parliamo di grossa coalizione impossibile con Berlusconi e poi che fà Bersani? fa una altra inversione a U e sceglie come candidato presidente Marini solo perchè gradito al suo amico nemico Berlusconi? Questa è follia pura e non c’era bisogno di due mesi inutili dal voto per suicidarsi e praticare una iniezione letale al suo stesso partito.
Il risultato è quello che abbiamo visto alla prima per il Presidente: Marini non passa. Ed ora il PD si lecca le ferite. Chi glielo ha fatto fare di rimettere in mare una scialuppa di salvataggio per Berlusconi andando a ripescare un democratico cristiano, rispettabile si, ma non certamente utile a traghettare il Paese verso il cambiamento, approdo naturale che gli elettori hanno offerto alla politica per rifondarsi e avviare quelle riforme utili al Paese.
No, si sceglie di andare indietro per andare avanti, e proprio nel giorno in cui Grillo, buon ascoltatore degli umori del suo elettorato di protesta, offre a Bersani il nome di Rodotà sulla bilancia della Presidenza della Repubblica, lasciando intravedere futuri sviluppi per il seguito. Allora qui c’è qualcosa che non quadra. Ma come tutte le volte che si presenta la possibilità di annientare un nemico con l’aiuto di un’altro nemico, ci si tira indietro?
Bersani, che non vuole discutere con Berlusconi, d’un tratto si incontra con lui ed esce il cilindro dal coniglio e fra i tanti fà il nome gradito al PDL e sin da subito: Sel si defila, Renzi si allontana, mezzo PD va sull’Aventino, i social network si scatenano e Bersani va controcorrente? masochismo puro o malafede? oppure la Casa Politica Italiana è talmente sporca , che è più utile non farvi entrare estranei (Grillini)? non è il momento.
Noi abbiamo una visione ben precisa di quello che sta succedendo, ma non potendolo provare nemmeno ne scriviamo: la realtà supera di gran lunga la fantasia.