Facciamo riferimento nel titolo a quel codicillo salva evasori, scritto da una manina galeotta di Palazzo Chigi (all’insaputa del ministero dell’Economia) nel decreto fiscale varato alla vigilia di Natale.
Il Cavaliere, come sapete, è stato condannato il 1° agosto 2013 a 4 anni per frode fiscale. Una sentenza che gli è costata pochissimo sul piano penale (mezza giornata a settimana a Cesano Boscone per nove mesi e 10 milioni di euro da rifondere all’Agenzia delle Entrate), ma moltissimo da quello politico: 2 anni di interdizione dai pubblici uffici, 6 anni di ineleggibilità e decadenza immediata da senatore in base alla legge Severino.
La nuova legge penale tributaria, in base al codicillo-colpo di spugna (art. 19-bis), scritto da una “manina galeotta” prevede che i reati fiscali di evasione e frode sono depenalizzati se l’Iva o l’imposta sul reddito evasa non supera il 3% rispettivamente dell’imposta sul valore aggiunto o dell’imponibile dichiarato.
Una vastissima area di franchigia, regalata a evasori e frodatori al riparo da procure e tribunali. Ora, se provate a pensare, il nostro Silvio di sempre, è stato condannato per aver frodato il fisco per 7,3 milioni: 4,9 sul bilancio Mediaset del 2002 e 2, 4 su quello del 2003. (Tutto il resto della monumentale frode fiscale di 368 milioni di dollari, per i film comprati a prezzi gonfiati e rimbalzati su una serie di società offshore occultamente controllate dal ns. lui o da prestanome fra il 1995 e il ’98, è andato in prescrizione).
Malgrado le diverse leggi ad personam, (falso in bilancio, condoni fiscali ed ex-Cirielli) alla mannaia del fattore-tempo, sono scampati gli effetti fiscali “spalmati” sugli ammortamenti delle due annualità contabili.
Ora che Renzi, (la manina galeotta è stata la sua a suo dire), ha inventato il salvacondotto del 3%, la domanda è semplice: quella frode residua è sopra o sotto il nuovo tetto? La risposta, nell’era del Patto del Nazareno, è scontata: sotto, e di parecchio. Il calcolo è presto fatto. Negli anni 2002 e 2003 Mediaset dichiara un imponibile di 397 e di 312 milioni e B. ne froda 4, 9 e 2, 4. Che corrispondono all’ 1, 2 e allo 0, 7 %, ben al di sotto della soglia del 3% di non punibilità. Ergo, in base alla retroattività delle norme penali più favorevoli (favor rei, art. 2 Codice penale), “nessuno può essere punito per un fatto che, secondo una legge posteriore, non costituisce reato; e, se vi è stata condanna, ne cessano l’esecuzione e gli effetti penali”.
Grazie a una legge fascista, la n. 4 / 1929, il favor rei in materia fiscale e finanziaria non valeva: ma il centrosinistra, con la norma fiscale n. 507 / 1999, la cancellò 15 anni fa.
È già accaduto a Romiti, De Benedetti e Passera, condannati definitivamente per falso in bilancio: nel 2003, dopo la controriforma berlusconiana che lo depenalizzava, chiesero un “incidente di esecuzione” alla Corte d’appello, che non potè che revocare le loro condanne.
Anche Berlusconi dunque potrà ottenere la cancellazione della sua, per una frode che non è più reato. E, se evapora la condanna, spariscono anche decadenza, ineleggibilità e interdizione. Così alle prossime elezioni potrà ricandidarsi, lindo come giglio di campo.
Alla faccia del Nazareno, alcuni pensano che Renzi non potesse arrivare a tanto ed invece, ci è arrivato: perché i patti si rispettano fra lazzaroni.
Di certi politici non si riesce mai a pensare abbastanza male, diceva Montanelli.