Siamo in emergenza e loro che fanno?

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I fatti dimostrano che Il governo delle larghe intese non è in grado di portarci fuori dalle secche in cui si è incagliato e non bastano le parole rassicuranti di Letta, che al meeting di Rimini ha parlato di Politica Alta, di spread incoraggiante per cavalcare i primi vagiti di una pur debole ripresa economica (gli altri riprendono a crescere e noi continuiamo ad essere in recessione), parole vuote e prive di ogni significato.
Gli ultimi dati di Bankitalia sono allarmanti: il debito pubblico cresce e rischia di finire fuori controllo. Mai come ora si avverte il rischio Grecia.
Ma a fronte di questo la classe politica, egoista e dissennata, privilegia il marketing e tutti lavorano per il proprio posizionamento (c’è sempre alle viste un appuntamento elettorale, ora le europee e magari le politiche anticipate) e non per il bene della nazione. I falchi dei due schieramenti trovano ottimi argomenti per incrociare le armi (di legno come i bambini) e rilanciare le liti tra comari, rendendo sempre più difficile mediare e trovare i punti di equilibrio politico-istituzionale in grado di scongiurare il tilt del sistema complessivo della governance, preludio sicuro al default finanziario.
Riusciamo a fermarci sull’orlo del precipizio? Riusciamo a rispolverare quell’orgoglio nazionale che in passato ci ha consentito di superare altre emergenze nazionali?
Ci vogliono misure urgenti per rilanciare la crescita, diversamente nessuno si illuda: non ci saranno vincitori, perderemo tutti. E non c’e’ tempo da perdere.
Continua a gettare fumo negli occhi il presidente del consiglio, tutti sanno quali sono le cose da fare, ma la volontà politica non c’è; già si pensa alla prossima campagna elettorale e nel frattempo si cincischia; malgrado la pallida ripresa in tutta Europa, noi rimaniamo i soli in recessione reale, la crisi in Italia è reale e non basta dire che siamo in ripresa psicologica, nuova locuzione di recente adozione da parte della politichicchia italiana(altro che politica Alta): ciò vuol dire che la crisi in Italia è diventata irreversibile, e i piccoli passi o tornare a fare i conti della massaia non serve più, servono medicine più forti: Cambiare totalmente classe dirigente a tutti i livelli: politico, produttivo, finanziario. Una classe politica, che ha fallito, non sarà in grado di portarci fuori dalle secche in cui essa ci ha portato. Siamo fuori tempo massimo e i pannicelli caldi non sono sufficienti a eliminare un bubbone, che ha tutte le sembianze di un cancro; serve il bisturi, anche se il malato sembra inoperabile e non essendo credenti non speriamo nei miracoli. La catastrofe sembra inevitabile e vorremmo sbagliarci per il bene dei cittadini. Troppi errori, troppe inefficienze, troppo dilettantismo in politica. Continuate a pensare come salvare Berlusconi dalla morte politica, Vi ritroverete che per salvare una testa, salteranno molte teste: il gioco è finito. Game over.
Ogni potere ha il suo limite: questo è stato superato da tempo e i popoli beoni non ci sono più.

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