Scuola: la minoranza rumorosa si fa sentire e sfiducia Renzi.

sciopero_catania-960x456Decine di migliaia di persone sono scese in piazza in tutta Italia per protestare contro la riforma della scuola del governo Renzi, per uno sciopero generale che molti rappresentanti sindacali hanno definito «il più grande di sempre».

Centinaia le scuole chiuse in tutta Italia, con tassi di adesione fino all’80%, secondo gli organizzatori. Manifestazioni si sono svolte in sette città, i cortei più partecipati a Roma e Milano dove a fianco di insegnanti, personale della scuola e studenti, hanno sfilato i segretari generali dei sindacati confederali e autonomi e molti esponenti politici, anche del Pd.

Nella Capitale il corteo è partito da piazza della Repubblica, preceduto da alcuni flash mob degli studenti: «Siamo in centomila», hanno detto gli organizzatori.

Corteo anche a Bolzano, dove il premier Renzi è intervenuto ad un incontro elettorale e dove è stato accolto con un lancio di pomodori, uova e altri oggetti

Dopo le polemiche dei giorni scorsi, il ministro dell’Istruzioni Stefania Giannini è tornato ad attaccare lo sciopero, definito «politico», «senza presupposti» e legato a «strategie elettorali» e accusando i sindacati di essere su «posizioni antiche». In una intervista, questa mattina, il ministro ha poi sottolineato che, se da sette anni non c’era uno sciopero generale del comparto, è perché «da sette anni non ci si occupava di scuola per cambiarla». Il ministro ha poi parlato della mancata assunzione degli idonei usando una metafora: «Una cosa è avere la patente, una cosa è acquistare la macchina», precisando che «non hanno vinto un concorso». Mentre riferendosi agli sgravi fiscali per le famiglie che mandano i figli alle scuole paritarie, Giannini ha affermato che «equivale a riconoscere la libertà educativa».

«Nel 2007 avevamo il 18% di insegnanti precari – ha poi puntualizzato il ministro -. Con questo ddl portiamo il precariato ad una percentuale del 2,5% che e un dato fisiologico». E il ddl cambierà «l’assegnazione degli insegnanti nelle scuole. Non c’è una chiamata diretta, si sostituisce la graduatoria con un elenco che mette in chiaro curriculum e profilo degli insegnanti».
Più conciliante, almeno nei toni, il premier Matteo Renzi che da Bolzano si è rivolto direttamente alle decine di migliaia di persone che erano in piazza difendendo l’impianto della “Buona scuola” ma aprendo alla possibilità di cambi e migliorie.  «L’obiettivo è dire che siamo a un bivio: da un lato quelli che protestano soltanto, lamentano, fanno l’elenco delle difficoltà. In alcuni casi hanno ragione, non possiamo dire che va tutto bene e raccontare barzellette. Ma loro sono destinati a crogiolarsi nelle loro proteste» mentre dall’altro lato c’è chi «fa le cose». «Oggi abbiamo il coraggio di rimettere in moto le energie migliori partendo dalla scuola – ha proseguito Renzi – Ci sono tante persone che protestano: qualcuno dice che protestano sempre ma noi ascoltiamo le protesta, è giusto affrontarla ed entrare nel merito», ha aggiunto. «Abbiamo intrapreso il percorso di grandi Riforme e andremo avanti con testa dura», ha detto ancora il presidente del Consiglio. «Abbiamo tenuto la promessa della legge elettorale varata ieri e andiamo avanti su questa strada».

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La manifestazione è stata indetta dalle principali sigle sindacali (Flc-Cgil, Cis e Uil Scuola, Snals, Gilda) in sette città: Aosta, Milano, Roma, Bari, Catania, Palermo, Cagliari. Hanno manifestato anche i Cobas – Usb, Unicobas, Anief e sigle minori – in dodici città. Secondo gli organizzatori c’erano centomila persone a Roma, dove i manifestanti hanno gremito Piazza del Popolo, trentamila a Milano, 25mila a Bari, 5mila a Cagliari, seimila di Palermo e migliaia anche a Catania e Aosta. In piazza , oltre agli insegnanti e al personale della scuola, anche studenti e universitari. «Se il Governo non ci ascolterà – hanno scritto gli studenti in una nota – continueremo a mobilitarci: boicotteremo i test Invalsi il 12 maggio e lotteremo congiuntamente agli insegnanti per bloccare gli scrutini». 

In prima fila nel corteo romano il segretario federale della Cgil, Susanna Camusso. «Qui in piazza – ha detto – c’è il mondo che la scuola la fa: c’è il mondo degli studenti, degli insegnanti, del personale tecnico e delle famiglie. Sarà una minoranza rumorosa del Paese ma è quella che costruisce il futuro del Paese».

Un riferimento, quello della Camusso, a una frase del sottosegretario Davide Faraone che bollava appunto come «minoranza rumorosa» il fronte dei docenti contrario al Ddl. Camusso ha poi affermato: «Ora vedremo gli effetti di questa protesta. Se sarà necessario troveremo altre modalità per continuare la nostra lotta». E ha parlato di «grande arroganza» nel voler tirare dritto di fronte a ogni obiezione.

Annamaria Furlan della Cisl, in piazza a Milano, ha poi polemizzato con il ministro Giannini che accusava i sindacati di non conoscere “la buona scuola”: «questa riforma l’ho letta bene, non mi piace».

Carmelo Barbagallo, della Uil, ha invece affermato che la scuola italiana «non ha bisogno di podestà», ma di essere «pubblica, libera e democratica».

 

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