La nostra Costituzione è bellissima eppure si vuole cambiare.Perchè?

platone di raffaelloPremesso che riteniamo inadeguato questo Parlamento a mettere mano alla Costituzione non comprendiamo perchè una Costituzione, definita Bellissima da Benigni nell’apologia televisiva, ordinata da Napolitano, per chiudere i festeggiamenti del 150 dell’Unità d’Italia, deve essere messa in discussione da una classe politica inetta e inconcludente.

Si certamente si può disquisire su qualche  elemento tecnico da adeguare ai tempi, ma la questione dei principi non va messa in discussione in nessun caso. Gli States, che hanno una costituzione vecchia  più di 200 anni , mai hanno messo in discussione la loro costituzione, che non è bellissima come la nostra. La Costituzione va semplicemente attuata in tutto il suo articolato, cosa che in 60 anni non è mai successo. Se c’è da cambiare qualcosa è soltanto nel campo degli uomini di partiti, che si sono appropriati dello Stato e che nell’ultimo ventennio hanno occupato la Res Pubblica facendola diventare una Res Privata, una Cosa Nostra a proprio uso e consumo.

Pregiudizi e razionalità in campo costituzionale. 

Una sciocchezza indefinitamente ripetuta non diviene verità, salvo che per gli allocchi. Non basta ripetere da ogni parte e ad ogni occasione che la legge elettorale in vigore “fa schifo”: bisogna dimostrare perché. E se questa affermazione si rivelasse una sciocchezza, rimarrebbe tale anche se la dicessero tutti.

La prima accusa, come sempre, è che non permette ai cittadini di scegliere i loro rappresentanti. Accusa fondata. Ma a parte il fatto che è un errore facilissimo da correggere, non è che con gli altri sistemi i rappresentanti li scelgano direttamente gli elettori. I cittadini hanno il potere di scegliere fra i candidati, ma i candidati sono stati scelti dai partiti che li hanno messi in lista.

La seconda accusa è che il “Porcellum” non assicurerebbe la governabilità. L’affermazione è assolutamente fantastica. Prodi nel 2006 vinse per sei decimillesimi dei voti, Bersani, un paio di mesi fa, ha vinto con uno scarto dello 0,4%, e tuttavia ambedue hanno avuto il 55% dei seggi della Camera. Stavolta il Pd ha ottenuto un misero 30% dei voti e tuttavia ha ancora avuto quella massa di deputati. E se la stessa strabiliante maggioranza non ha avuto al Senato è perché qui il premio di maggioranza è assegnato su base regionale. Il pareggio non l’ha imposto la legge, l’ha imposto l’elettorato: è così difficile da capire? I “vincitori” non possono lamentarsi del “Porcellum”, che anzi ha anzi fatto il possibile per favorirli.

Il suo difetto più serio non è dunque quello tante volte stolidamente indicato, secondo cui esso non assicura la governabilità, ma proprio l’opposto. Nell’ansia di assicurare la stabilità governativa il sistema concede infatti un premio abnorme al partito che arriva primo, anche se rappresenta soltanto una piccola frazione dell’elettorato. Nel febbraio di quest’anno, se si tiene conto dell’assenteismo, il Pd è stato votato da circa il 20-25% degli elettori e, per il criterio della rappresentanza del Parlamento, avere il 55% dei deputati è inaccettabile. La governabilità non la può assicurare nessuno. Se si tenesse ad averla ad ogni costo, basterebbe modificare la Costituzione in modo da assegnare al partito vincente – anche per un’incollatura – il 55% dei seggi sia alla Camera sia al Senato. Ma, a parere di quasi tutti, non sarebbe una soluzione equa. Dunque si modifichi pure la legge in senso più proporzionale, ma senza poi lamentarsi se occasionalmente si ha una totale ingovernabilità. Oppure si mantenga il premio di maggioranza, anche se meno brutale, e interponendo una soglia abbastanza alta per beneficiarne: ma poi non ci si lamenti se nessuno supera quella soglia e si ricade nell’ingovernabilità.

Una legge elettorale può essere giudicata cattiva e la si può sempre modificare: ma sarebbe tanto bello se ci si facesse grazia di questa insulsa stramaledizione del sistema attuale che, per giunta, di fatto corrisponde ai desideri dei tanti. Che infatti non l’hanno modificato.

Non molto diverso è il discorso sul presidenzialismo o sul semi-presidenzialismo. Se si vuole un governo forte, in grado di governare veramente, bisogna concedergli la forza per farlo. Ma in Italia il tempo non passa mai. Da un lato i partigiani – senza l’aiuto degli Alleati, naturalmente – stanno ancora vincendo la guerra contro il nazismo, dall’altro Mussolini non è morto e si teme che possa farsi eleggere Presidente. Se solo ci svegliassimo potremmo discutere di questi problemi al presente, smettendo di ripetere la stupidaggine secondo cui la nostra Costituzione, essendo la più bella del mondo, non può essere migliorata. Come non può essere migliorato il Corano. Anche a sollevare obiezioni contro il presidenzialismo o il semi-presidenzialismo, se l’esecutivo in Italia è troppo debole bisogna suggerire vigorose soluzioni alternative capaci di ottenere i medesimi vantaggi. Dire no e basta è da bigotti di una superstizione.

Ma non ci si può stupire del bigottismo. Dalle nostre parti è come se l’Illuminismo non ci fosse stato. Prima si è fatto una religione del fascismo, fino a parlare di “mistica fascista”. Poi, quando il fascismo non c’è stato più, si è continuato a combattere contro i fantasmi facendo dell’antifascismo una religione retorica e gladiatoria quanto quella littoria. E confondendo l’anarchia con la democrazia.

Un’ultima nota critica riguarda la commissione di esperti recentemente nominata dal governo per suggerire le riforme costituzionali.

La forma delle istituzioni dello Stato è materia strettamente politica, non tecnica. E per questo aspettarsi una soluzione perfetta che metta d’accordo tutti, perché formulata da professoroni, è da ingenui.

La soluzione perfetta non esiste. Oppure ognuno ne ha un’idea diversa. E per questo alla fine si decide a maggioranza. Si poteva cominciare dunque dalla discussione nell’apposita Commissione e in Parlamento e si sarebbero risparmiati tempo e ipocrisia.

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