Mentre l’Onu discute solo l’Egitto combatte l’Isis in Libia

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Riunione d’urgenza oggi del Consiglio di sicurezza dell’Onu sulla crisi libica.  Il Cairo esorta la comunità internazionale ad unirsi ai raid, mentre l’Occidente chiede unito una «soluzione politica». E il ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni riferisce in Aula alla Camera: «L’unica soluzione alla crisi – dice – è quella politica».

Intanto l’Egitto continua ad attaccare e forze speciali egiziane hanno compiuto un’incursione terrestre a Derna, la città dichiaratasi Califfato dell’Isis nell’Est del paese. Nell’incursione sarebbero stati catturati 55 miliziani. Inoltre secondo numerosi media egiziani ci sarebbero «155 combattenti dell’ Isis uccisi» in un blitz «condotto da truppe elitrasportate». Per adesso non arrivano conferme ufficiali dall’esercito egiziano. Di ieri invece la notizia secondo cui l’esercito di Misurata vicino al governo islamista non riconosciuto dalla comunità internazionale, è arrivato a Sirte, la città conquistata di recente dall’Isis, per liberarla dagli jihadisti

E il premier libico Abdallah Al Thani, denuncia alla radio tunisina Express Fm che membri dell’Isis e di Boko Haram hanno raggiunto o stanno raggiungendo i gruppi terroristici presenti in Libia, e ha precisato che questi ultimi si starebbero avvicinando al confine con la Tunisia. A proposito dell’intervento militare egiziano, Al Thani ha affermato che gli attacchi aerei su postazioni Isis in Libia sono state eseguite con l’approvazione del governo libico e che il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha rifiutato di fornire armi allo Stato libico per la sua lotta contro il terrorismo.

«Mentre il negoziato muove i primi passi, la situazione in Libia si aggrava. Il tempo non è infinito e rischia di scadere presto, pregiudicando i fragili risultati raggiunti» dalla mediazione Onu sostenuta dall’Italia. È questo l’allarme lanciato dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, che spiega come «l’unica soluzione alla crisi libica è quella politica». In Libia  ha sottolineato il titolare della Farnesina, è in atto un «grave deterioramento della sicurezza» ed «è evidente il rischio di saldatura tra gruppi locali e Isis» che richiede la «massima attenzione». Per il ministro la situazione attuale è dovuta anche ad «errori compiuti anche dalla comunità internazionale nella fase successiva alla caduta di Gheddafi». E sui migranti: «Non possiamo voltarci dall’altra parte» afferma.

Ma la presenza dell’Isis nel Paese nordafricano preoccupa anche per il maggiore afflusso di migranti sulle coste italiane. Migranti tra i quali, secondo il Daily Telegraph potrebbero infiltrarsi anche gli jihadisti. L’Isis vuole utilizzare la Libia per portare «il caos nel sud dell’Europa» scrive infatti il giornale britannico, citando documenti segreti degli jihadisti. Secondo uno dei principali reclutatori dello Stato islamico in Libia, l’Isis vorrebbe infiltrarsi sui barconi di immigrati per attaccare le «compagnie marittime e le navi dei Crociati».

E sulla crisi in Libia arrivano ancora una volta le parole di Papa Francesco: «Preghiamo per la pace in Medio oriente e nel Nord Africa, ricordando tutti i defunti, i feriti, i profughi. Possa la comunità internazionale trovare soluzioni pacifiche alla difficile situazione in Libia».

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