Lavoro: degli over 40…che ne facciamo?

GESIP_PROTESTA

La disoccupazione non ha età.

Quest’anno il governo slovacco sta dando risalto alla destinazione di alcuni fondi comunitari all’incentivazione dell’occupazione over 50, o dei cosiddetti ‘disoccupati in età matura’. Indipendentemente dal fatto che gli incentivi funzionino bene o siano solo delle ‘toppe’ o ‘troppo esigui’ c’è un dato importante da rilevare: il problema della disoccupazione non è solo ‘giovanile’ e ciò è ben riconosciuto dalla classe politica e dall’opinione pubblica di questo e di molti altri paesi europei.

Ed in Italia? È vero che talvolta (ma raramente) sulla spinta di petizioni e di voci forti da parte di associazioni specifiche, si parla del problema dell’occupazione in età matura, ma diciamo la verità, quello che viene riconosciuto come il ‘vero’ problema e di cui i media ed i politici  si occupano è sempre il problema della disoccupazione giovanile.

Allora vogliamo fare alcune riflessioni che mettono in rilievo come il problema disoccupazione non ha età:

I dati Istat mostrano una disoccupazione giovanile alle stelle, ma ci siamo mai chiesti come mai in Italia (a differenza degli altri Stati Europei) si  analizzi sempre il tasso di disoccupazione e mai il (ben più significativo) tasso di occupazione? Ebbene, contrariamente a quanto è nell’immaginario collettivo, la percentuale di occupati non è affatto la sottrazione tra 100% e la percentuale di disoccupati. Esiste una significativa area grigia costituita da coloro che non lavorano ma non hanno i requisiti per essere ‘schedati’ dall’Istat come disoccupati. Nel 2011 in Italia questa area grigia misurava il 30,4%, seconda in Europa solo a Malta. Ne consegue che mentre il tasso di disoccupazione italiano risulta accettabile (o comunque nella media europea) il tasso di occupazione è invece tra i peggiori.

Dati 2011: tasso di occupazione italiano al 61,2%, terzultimo posto, fanno peggio solo Grecia e Ungheria (anche la famigerata Spagna ha un tasso di occupazione più alto (61,6%, nonostante un tasso di disoccupazione molto maggiore rispetto a quello italiano…). Non è difficile immaginare come una grossa fetta di ‘area grigia’ sia composta proprio da persone in età matura, gli scoraggiati del mondo del lavoro, coloro che hanno perso le speranze e nemmeno cercano più attivamente un’occupazione. Questi non rientrano nel computo del tasso di disoccupazione.

Il disoccupato ‘maturo’ ha una situazione psicologica oggettivamente peggiore. A quell’età ci si aspetta che lavori, che produca un reddito, che possa mantenere dei figli. Difficilmente può contare sul sostegno di genitori e parenti. Spesso ha messo in pista delle ‘spese’ (mutui, prestiti, studi dei figli, etc…) che ora non può più sostenere e che fanno accumulare debiti peggiorando la situazione.

Le possibilità di cambiare vita, magari emigrando all’estero o in altra regione, sono più remote, proprio perché situazioni familiari pregresse, figli, magari genitori anziani, non lo permettono sempre facilmente.
La percezione del futuro è pessimistica, il giovane si sente dire “andrà meglio in futuro”, “abbi pazienza”, “magari puoi giocare la carta estero”, ma chi ha superato i 45/50 anni…

Il fenomeno ‘esodati’ ha dato il colpo di grazia. Migliaia di onesti lavoratori si sono ritrovati ad un passo dalla pensione a rinfoltire le fila dei disoccupati ‘over’… poche e malfunzionanti le azioni per riparare l’errore, ma solo abbondanti scarichi di responsabilità tra i fautori del pasticcio.

Soluzioni? Avere una percezione del problema, sapere che la disoccupazione di un cinquantenne non è meno grave di quella di un ventottenne sarebbe già un buon inizio. Misure fiscali e di incentivo economico a favore dei disoccupati maturi? Forse nel breve periodo, ma non è la soluzione, poiché ci sarebbero misure a favore dei giovani ed altre a favore degli ‘anziani’… favorire tutti non favorisce alla fine nessuno.

L’ideale sarebbe legare incentivi e sgravi fiscali non all’età ma al periodo di status di disoccupazione. Anche la percezione da parte di aziende ed imprenditori ne gioverebbe, infatti il voler spingere il problema sempre su disoccupazione giovanile alimenta quasi un pregiudizio nei confronti dei lavoratori maturi.

Tutti hanno diritto a lavorare, uomini, donne, giovani e meno giovani. Tutti hanno il diritto di poter “svolgere il proprio dovere di cittadini”.

“La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.” (articolo 4 della Costituzione Italiana).

Ma come si sa, in Italia l’ attuazione della costituzione è un optional, e la privazione dei diritti fondamentali è la morte della democrazia. L’ingiustizia sociale in aumento non lascia prevedere nulla di buono. Prendere atto che abbiamo un problema è parte della soluzione, nascondere la testa sotto la sabbia ignorando il problema occupazionale over 40…è da miopi e prepara quella macelleria sociale, che mette in discussione la stessa esistenza della istituzione stato.

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