Gli studenti in piazza sfiduciano il governo Renzi.

studenti in piazza

In mattinata i cortei di protesta degli studenti in molte città d’Italia, il pomeriggio il consiglio dei ministri ha varato il disegno di legge con la riforma da portare in Parlamento dopo che l’idea di un decreto è stata abbandonata una settimana fa. Così, mentre i tecnici del ministero e di Palazzo Chigi mettevano a punto gli ultimi ritocchi al testo della Buona Scuola, sono stati gli studenti a prendersi la ribalta con i loro cortei in circa 40 città d’Italia.

Uniche tensioni a Milano, dove un quindicenne è stato fermato dopo un lancio di vernice e e sassi contro la polizia.

In piazza sono scesi 50 mila studenti, che in sintesi hanno sfiduciato il governo,  per  costruire un’alternativa di scuola, di paese e d’Europa, contro l’idea di scuola contenuta nelle linee guida del governo e per supportare le proposte dell’Altrascuola.

Roma il corteo è partito da piazza della Repubblica e si è snodato per le vie del centro senza tensioni. I manifestanti hanno acceso fumogeni colorati e urlato al megafono: «Questo è l’ennesimo attacco alla scuola pubblica. Torniamo in piazza per riappropriarci dei nostri diritti. La Grecia è un esempio da seguire per la lotta contro l’austerity. Siamo un fiume in piena e non ci fermeranno».

Molto partecipate anche le manifestazioni di Napoli, a cui hanno preso parte anche molti insegnanti e di Bologna dove gli studenti hanno eretto un simbolico muro fatto di scatoloni e cartelli davanti ad alcune sedi dell’Università. «Giù il muro, accesso agli studi per tutti», la frase scritta sullo striscione appeso.

polizia antisommossaMomenti di tensione a Milano dove davanti al Palazzo della Regione Lombardia dal corteo son partiti lanci di sassi e vernice contro il cordone delle forze dell’ordine, che hanno risposto con alcuni lacrimogeni. Fermato e portato in questura per l’identificazione uno studente quindicenne. Un gruppo di studenti, inoltre, ha lanciato uova contro l’Expo Gate di largo Cairoli.

Nel pomeriggio, dopo un lungo e tormentato iter fatto di annunci e retromarce, è arrivato sul tavolo del consiglio dei ministri la riforma della scuola pensata dal ministro Giannini. Una riforma che non farà sparire gli scatti d’anzianità, secondo quanto trapelato ieri, ma che deve ancora essere messa a punto sul fronte assunzioni. Secondo quanto emerso nella serata di ieri gli scatti di stipendio degli insegnanti resteranno legati all’anzianità, ma il merito verrà comunque premiato con risorse fresche.

Nel Consiglio dei ministri viene confermata la strada del disegno di legge anche per le assunzioni dei docenti delle Graduatorie a esaurimento (ma non quelli delle graduatorie di istituto) e dei vincitori di concorso (ma non gli idonei).

Secondo fonti di viale Trastevere, la parola chiave della riforma sarà “autonomia” e si mirerà a tre obiettivi: mai più classi pollaio, scuole aperte anche il pomeriggio, istituzione della Carta del prof con 400 euro, nel primo anno, per le spese culturali di ogni singolo insegnante (libri, teatro, concerti, mostre, sussidi audiovisivi e telematici). Altro ritocco dell’ultima ora riguarderebbe gli sgravi alle paritarie: nell’ultima versione del testo verrebbero concessi soltanto ai genitori che hanno figli iscritti nelle scuole del primo ciclo e cioè elementari e medie.

Sul tema “caldo” delle assunzioni, invece, il ministro Boschi, parlando per conto della collega Giannini durante il question time, ha spiegato che le immissioni in ruolo procederanno «a partire dalle graduatorie a esaurimento e dai vincitori di concorso 2012». Boschi ha comunque assicurato che sarà mantenuto l’impegno a garantire le nuove assunzioni nella scuola a partire dal primo settembre («Ci sono i tempi perché questo possa avvenire attraverso l’approvazione del Parlamento della riforma della scuola presentata dal governo»). La via, secondo indiscrezioni, potrebbe essere quella delle assunzioni «scaglionate», 50 mila al via da settembre, 100mila circa in tutto se si prende in esame anche il 2016.

 

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