Alzheimer:Inizia l’era per prevenirlo (1)

 

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Ritardare o prevenire il morbo di Alzheimer, questi i programmi che le ricerche in corso potranno sviluppare. Gli scienziati si pongono obiettivi più ambiziosi sul meccanismo di esordio, ma una cura non sarà immediata. Piuttosto, la conoscenza consente l’intervento sul progresso degli stadi di malattia. Rallentarlo è possibile.

Meno facile la prevenzione. Recenti studi sconsigliano lo screening della popolazione in quanto non efficace. Importante, invece, una buona informazione  su questa grave forma di demenza degenerativa, che è l’unica causa di morte contro cui non si sa come agire. Ed anche il self-report, un’autovalutazione delle proprie abilità.

Durante Alzheimer’s Association International Conference 2013 (AAIC 2013), Boston, il più ampio incontro delle nuove conoscenze su come combattere le demenze, è emerso che in Usa il 50% di casi non è diagnosticato. Un anziano su tre muore per l’Alzheimer (Alzheimer’s Disease, AD) o altra forma di demenza. Mentre le principali cause di decesso, come infarto, AIDS, ictus, sono statisticamente in calo, l’incidenza di AD è aumentata del 68% nel periodo

10 segni premonitori del morbo

Alzheimer’s Association ha diffuso un decalogo di segnali di cambiamenti delle abilità collegati precocemente al morbo e che suggeriscono una visita per l’eventuale diagnosi completa.

1. Cambiamenti di memoria che sconvolgono la vita quotidiana.
2. Difficoltà nella pianificazione o soluzione di problemi.
3. Difficoltà nel completare i compiti familiari a casa, al lavoro, nel tempo libero.
4. Confusione con il tempo o luogo.
5. Difficoltà a capire le immagini visive e le relazioni spaziali.
6. Nuovi problemi con le parole nel parlare o scrivere.
7. Riporre male le cose e perdere la capacità di ripercorrere passi.
8. Diminuzione o scarsa capacità di giudizio.
9. Ritiro dalle attività lavorative o sociali.
10. Cambiamenti di umore e di personalità.

Oltre 5 milioni di americani sono colpiti dall’Alzheimer ai quali si aggiungono 15,4 milioni di amici/familiari, che forniscono assistenza, e spesso compromettendo la propria salute. La perdita della salute del cervello è sempre più diffusa. Il governo Usa, insieme all’organizzazione no-profit Alzheimer’s Association, scandisce la cronologia per giungere al traguardo di prevenzione e cura in modo efficace entro il 2025.

Lo scorso luglio, la Commissione Stanziamenti del Senato degli Stati Uniti ha votato un finanziamento aggiuntivo di 104 milioni di dollari entro il 2014 al National Plan to Address Alzheimer’s Disease, che viene di continuo implementato a favore di ricerca, educazione, sensibilizzazione, e sostegno ai familiari che assistono.

L’approvazione è stato un passo importante nella lotta contro il morbo di Alzheimer.

L’Alzheimer è asintomatico a lungo: oltre vent’anni nei malati che ereditano uno dei geni responsabili della forma precoce. E’ una certezza. La ricerca traslazionale in corso su Alzheimer genetico riesce a “visualizzare” i cambiamenti nel cervello di coloro che sono destinati ad ammalarsi . Non si può ancora dire se i suoi tempi di progressione coincidono con la forma più diffusa di Alzheimer, che si manifesta negli anziani, ma è altrettanto certo che le disabilità compaiono quando il danno cerebrale è ormai nello stadio avanzato e che il processo di deposizione di Beta-amiloide (proteina coinvolta nell’esordio della patologia) è molto simile. Se ne deduce che il meccanismo di base della malattia è comune ad entrambi.

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